...... bellissima sorpresa stamattina al condominio OFF-ROAD
trovarti il pirata BREGANI in sella al nuovo mezzo
P.S.
notare nella foto 2 ........ l'abbigliamento da ciclista destroide anni 40 !!! nero con tricolore firmato bianchi milano
risveglio domenicale
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Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio. .............. male non fare ................. paura non avere !!!
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minchia che fascio!
capotennico rettore
socio Al |
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Gli manca la camera d'aria a tracolla e potrebbe essere fantozzi Quando parti, non portare con te un idiota. Ne troverai sicuramente uno sul posto.
"Calboni sparava balle così mostruose che a quota 1600 Fantozzi fu colto da allucinazioni competitive." |
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la signora Elisa Pound è in cucina, suona il citofono:
- "Casa Pound?" - "siiii. chi è?" - "siamo qui per la gara ciclistica, apra!" - "ma che gara! sto cucinando! ma chi siete!!" - "eh.. siamo i camerati del gruppo arditi cicli!" - "ma andate via! sempre a disturbare la gente!!" - "ma signora! siamo di casa pound!" - "ma che dite! questa è casa mia!" ___surrealismo unica via___
"Lasciate entrare il cane coperto di fango, si può lavare il cane e si può lavare il fango... Ma quelli che non amano nè il cane, nè il fango... Quelli no... Non si possono lavare." Jacques Prevert |
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"Un giovine bersagliere in bicicletta si lancia sereno verso la conquista della ridente Abissinia: che stampo, che ardore, questo fante dall'indomito coraggio, tutto italico e fresco nella nobile postura della sua gioiosa marzialità!"
(dal Giornale Luce, 9 giugno 1937) "Chi vive sperando, muore cagando!" (Lorusso, isoletta dell'Egeo che non conta un cazzo, 1941)
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Quell'anno il grande Brega aveva vinto quasi tutto, insomma non aveva
più avversari. A volte pedalava con una gamba sola, a volte per divertirsi saltava giù di sella, si nascondeva dietro un albero, poi quando passava Bartoli saltava sulla ruota di dietro e si faceva portare per molti chilometri, poi cacciava giù Bartoli dalla bicicletta e arrivava da solo al traguardo. Vinse il giro d'Italia, quello di Francia, del Belgio, di Spagna, la Milano-Leningrado, il giro dei Vosgi e altre chicche. Finché un giorno venne a sapere che c'era un giro di Germania, e si iscrisse. Al giro di Germania c'era anche il famoso Girardoux. Era alto più di due metri, con un culo enorme, tanto che al posto del sellino aveva una sedia da barbiere. Era completamente calvo, all'infuori di una folta capigliatura rossa che teneva annodata in trecce legate con filo spinato. Aveva anche due baffi dritti, orizzontali, durissimi e prensili, con i quali infilzava e si metteva in bocca il cibo mentre correva. Mangiava una zuppa tipica della sua regione, l'Artois, a base di metano e cappone lesso, e faceva dei rutti spaventosi all'indietro facendo cadere chi lo inseguiva. Aveva anche due piedi enormi; tutte le volte che stava per attaccare si gonfiavano ed emettevano un sinistro suono di carillon. Allora Girardoux inarcava la schiena e con quattro pedalate scompariva sui tornanti: la sua potenza era tale che spesso doveva frenare in salita per non uscire di strada. La macchina della casa, che era la Bouillabaisse Balboux, o qualcosa del genere, non riusciva mai a tenergli dietro. Quindi, quando forava, Girardoux dava un colpo di reni e proseguiva solo sulla ruota di dietro. Una volta forò tutte e due le gomme e vinse egualmente saltando sul mozzo del cannone come su un cangurino. Quando Brega seppe che c'era anche Girardoux, disse una frase storica, «Adesso si vedrà», poi prese una pompa di bicicletta e ci fece un nodo. Quando Girardoux lo venne a sapere, disse: «Ah, sì?», e prese una pompa di bicicletta e ci fece tre nodi. Allora Brega disse: «Così, eh?», prese due pompe di bicicletta e ci fece una griglia rustica. Allora Girardoux disse: «Così, uh?», prese quattro pompe di bicicletta e ci fece un ritratto di profilo di D'Annunzio, per la verità non molto somigliante. Allora Brega prese il meccanico di Girardoux e ci fece una pompa di bicicletta. Allora Girardoux prese il meccanico di Brega, che però era molto furbo e non solo non fu neanche toccato, ma riuscì anche a vendergli per tre milioni una casa decrepita a Milano Marittima. I giornali montarono subito la faccenda, e subito qualcuno parlò di rivalità. L'attesa dello scontro diventò frenetica. Brega prese nella sua squadra, la Zamponi, due gregari fortissimi, i fratelli Panozzo, che oltre a pedalare fortissimo erano eccellenti portatori d'acqua. Oltretutto, uno dei due sapeva fare dei cocktail stupendi, e l'altro era famoso perché una volta, sullo Stelvio, aveva preparato una carbonara per otto ai compagni di fuga senza smettere di pedalare. Poi c'era un certo Zuffoli, laureato in medicina, che faceva i massaggi e operava d'appendicite senza scendere di bicicletta, e oltretutto aveva inventato una «bomba» formidabile, di cui però non conosceva gli effetti collaterali. Infatti, durante una tappa di pianura cominciò a coprirsi di aculei e fu abbattuto a fucilate mentre cercava di mangiare un telecronista belga. Nella squadra c'era anche Sambovazzi, quello che tirava le volate e i mattoni in testa a chi fuggiva. Poi c'era Borzignon, che era un veneto molto buono che aveva il compito di pregare. Poi c'era Frosio che aveva una bellissima voce e quando c'erano le tappe di montagna e gli spagnoli fuggivano, emetteva acuti provocando rovinose valanghe. Fu uno dei gregari migliori, fin quando gli spagnoli non cominciarono a attaccare ai thermos dei San Bernardo. Girardoux aveva anche lui una squadra coi fiocchi: tutti ciclisti alti due metri e con i baffi: per allenarsi facevano le gare con l'ascensore all'Hotel Vienna di Berlino, dove erano alloggiati all'ultimo piano, negli appartamenti reali, e facevano una bella impressione entrando tutti e dodici in bicicletta e frac lungo lo scalone della sala da pranzo Toscanowsky. Girardoux era un atleta molto diverso da Brega. Brega non beveva e non fumava, Girardoux fumava novanta sigari al giorno e beveva come un tombino. Brega era morigerato e andava a letto ogni sera alle nove. Girardoux aveva sei amanti, una spagnola, due sorelle russe, una cubana, una peruviana e una zingara bellissima che aveva rapito durante una cronometro in Ungheria. Andava sempre a letto dopo le tre, e si presentava la mattina alla tappa con delle clamorose vestaglie di seta arancio e lilla bevendo pernod. A volte dormiva un'oretta nei primi chilometri, in un'amaca tesa tra le biciclette di due gregari. A volte partiva solo a mezzogiorno e dopo dieci minuti era già col gruppo. Brega era modesto e semplice; Girardoux suonava otto strumenti, sapeva battere a macchina e fare il verso del riccio sorpreso a rubare. Ma tutti e due avevano un fisico e una forza tremendi: Brega poteva restare due giorni senza respirare e gonfiare uno Zeppelin senza tirare il fiato. Il cuore di Girardoux batteva tre volte al giorno, a mezzogiorno, alle sei e alle nove, e i polmoni tenevano di listino fino a ottomila litri. Il giorno della partenza, a Berlino, c'erano più di tre milioni di persone. Il Kaiser in persona venne alla punzonatura, entrò nel box della squadra italiana, volle vedere la bicicletta di Brega e rimase con un dito tra i raggi. Poi andò nel box francese e parlò mezz'ora in tedesco con Girardoux, che però parlava solo francese e disse delle cose insignificanti. Quando Brega e Girardoux si videro sulla linea del traguardo, dapprima si ignorarono. Poi Brega inspirò profondamente e da venticinque metri soffiò e fece volare il berrettino di Girardoux fino in tribuna d'onore. Allora Girardoux soffiò a sua volta e sbatté Borzignon, due meccanici e l'ammiraglia della Zamponi contro il muro di una casa a duecento metri. Subito accorsero i soldati che misero due tappi da damigiana in bocca ai rivali che si fronteggiavano minacciosamente. Alle nove, si partì. La prima tappa portava da Berlino a Vienna attraverso tutti i Carpazi, e misurava milleduecentotto chilometri. Dato che c'erano Brega e Girardoux, infatti, gli organizzatori avevano predisposto un giro tremendo e pieno di insidie. Subito allo sparo d'avvio Brega scattò e Girardoux si attaccò dietro, pulendosi il naso nel didietro della maglietta dell'italiano per provocarlo. Alle porte di Berlino avevano già nove minuti e trenta secondi sul gruppo, guidato dal tedesco Krupfen che correva vestito da vichingo. Vicino a Francoforte, Brega e Girardoux trovarono un passaggio a livello chiuso, ma lo sfondarono e tirarono dritto. Poco dopo giunse Krupfen che fu investito dal Milano-Brennero e finì in un vagone di emigranti italiani, dove conobbe una napoletana che sposò e con cui mise su una pizzeria tipica ad Amburgo. Nel gruppo, italiani e francesi cominciarono subito a tirarsi degli schiaffi: a Düsseldorf Brega vinse il traguardo volante. I due attaccarono i Carpazi: Girardoux mise su un 54 X 452, cioè un rapporto con cui faceva duecento metri a pedalata; Brega mise su un 56 x 462, da duecentocinquanta metri al colpo. Girardoux mise su uno 0,8 alla francese, per cui ogni pedalata corrispondeva a un giro completo turistico di Pigalle. Brega mise su un 48 liscio, cioè un motorino della Morini. A quota 3450 metri cominciò a nevicare, e due fulmini colpirono il manubrio di Brega, che si fuse. Brega proseguì senza mani, ma Girardoux lo staccò subito di sei secondi. A 5800 metri la strada franò, ma il francese senza esitare si arrampicò sul ghiacciaio. A 7000 metri c'erano sei metri di neve, ma Girardoux continuò a salire benché il freddo fosse ormai insopportabile. Brega strozzò due lupi e si fece un tre quarti e un colbacco, ma mentre stava per raggiungere il rivale precipitò in un crepaccio pieno di bicchieri di carta e tovagliolini di picnic usati. Girardoux ridendo beffardamente arrivò in cima alla montagna e si buttò giù da ottomila metri con la bicicletta, arrivando leggero come una piuma sulla punta dei piedi. Ma nell'ebbrezza del trionfo si era sbagliato e si era buttato giù dal versante russo invece che da quello bulgaro, e quindi dovette tornare su e rifare tutto il giro. Intanto arrivò Borzignon e trovò Brega che, impazzito, si lanciava pedalando contro le pareti del crepaccio; Borzignon si stracciò la maglietta, ne fece una corda e tirò su Brega. Brega e Girardoux si trovarono insieme in cima e si buttarono insieme: ma Girardoux era più pesante e vinse per un secondo. Terzo arrivò Borzignon in mutande. Quarto doveva arrivare il francese Pellier che però sbagliò il salto e si schiantò sul tetto di una funivia. A tre ore e ventisei minuti arrivò una valanga di neve: dentro c'era il gruppo con quarantatré corridori, un orso e tre maestri di sci. Quella notte nel clan francese ci fu una grande festa, e Girardoux offrì champagne a tutti. I giornali francesi uscirono in edizione straordinaria e Girardoux fu chiamato «La bestia umana» «Lo stambecco dell'Artois» «Il fulmine della montagna» «La ruspa transalpina» «L'anatrona dei Pirenei». Brega invece andò a letto senza lavarsi i denti, meditando furibondo la vendetta. SUPERIUS SUPERIS INFERIUS INFERIS™
«Me ne strafotto» |
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La mattina dopo ci fu la seconda tappa, detta «il diagonalone»,
seimilatrecento chilometri d'autostrada da Lisbona a Leningrado. Il gruppo rimase compatto fino ai milletrecento chilometri: poi, all'autogrill Pavesi, Borzignon chiese di poter andare un po' avanti per salutare i suoi a Cattolica. Brega e Girardoux diedero il permesso e Borzignon partì come un ossesso. Pochi minuti dopo nel gruppo cominciò a circolare la voce che Borzignon era di Pordenone. Brega urlò «Traditore!» e si lanciò all'inseguimento. Borzignon aveva già due ore e mezzo di vantaggio, ma in poche pedalate fu ripreso: venne ammonito e picchiato. Allora Girardoux cominciò a fare una gara tattica. Disse: «Beh, io vado a fare un giretto», e uscì a Rimini nord. Brega, preoccupatissimo, gli si pose alle calcagna. Girardoux, tranquillissimo, comprò un gelato e si mise a passeggiare sul lungomare. Brega e tre gregari lo seguirono pedalando sulla spiaggia. Poi Girardoux fece il bagno in moscone. Nel clan italiano tutti erano molto preoccupati per la mossa del francese. Girardoux fece sei partite a flipper, comprò alcune cartoline e andò a vedere i delfini. Uno dei Panozzo lo seguì strisciando sul bordo della piscina, un delfino saltò e ne fece un boccone. Alle otto e mezzo di sera il gruppo era a settecento chilometri di distanza, ma Girardoux non dava segni di impazienza. Brega invece era nervosissimo e ogni tanto sbuffava aprendo larghe voragini sulla strada. Alle dieci Girardoux si presentò al Mocambo e invitò a ballare una tedesca. Brega, nascosto dietro una palma, lo sorvegliava. Ballarono a lungo, poi Girardoux tentò uno stricco e prese una sberla. Allora invitò un'altra tedesca. Ballarono fino a mezzanotte. Il gruppo intanto era a trenta chilometri dal traguardo. A mezzanotte e mezzo Girardoux e la tedesca cominciarono a fare i gustini e Borzignon mugolò, eccitatissimo. All'una i due uscirono teneramente allacciati e si diressero verso l'albergo Mareverde. Brega li seguì e li vide entrare in camera mentre a Lisbona il gruppo entrava sulla dirittura d'arrivo. Girardoux si levò la maglietta e il berrettino: poi, mentre la tedesca andava in bagno, si tolse i pantaloni: si guardò un momento intorno e fulmineo trasse di tasca una bicicletta e partì come un fulmine dalla finestra. Brega urlò «Maledetto!», e si lanciò all'inseguimento. In pochi secondi, testa a testa, percorsero gli ottocento chilometri d'autostrada lasciando dietro di sé un sibilo acutissimo e un forte odore di polvere da sparo, e piombarono sul gruppo a duecento metri dall'arrivo. A questo punto nello stomaco di Girardoux il grande sforzo e il gelato riminese diedero luogo a una improvvisa reazione chimica; dalla bocca del francese uscì una colonna di fumo alta trentanove metri profumata al pistacchio, ed egli impallidì e si fermò a vomitare a due metri dal traguardo: Brega vinse con due secondi di vantaggio, e prese la maglia rosa. Girardoux crollò di schianto tagliando il traguardo con la lingua, che si era gonfiata fino a raggiungere le dimensioni di un materasso. Quella notte nel clan italiano ci fu una gran festa, e Brega offrì champagne a tutti. I giornali francesi uscirono in edizione straordinaria e Brega fu chiamato «L'aquila delle pianure», «Il falco da casello a casello», «L'angelo delle autostrade» e «L'esperta pantera». Nel clan francese ci furono quattro suicidi e due casi di asiatica. Il vecchio meccanico Rougeon, di ottantasette anni, che da ottantadue anni montava le biciclette della équipe transalpina, si avvicinò a Girardoux col viso stanco e rugoso solcato da grosse lacrime, e con la voce tremante per la commozione gli mise una mano sulla spalla, disse «Oh, Girou», e gli piantò un cacciavite multiplo tra gli occhi. Il vecchio patron Biroux radunò il suo staff e fu studiato un piano diabolico per la notte. Si sapeva che Brega era molto morigerato, ma che sotto sotto gli piacevano moltissimo due cose: le donne strabiche e i rusticani acerbi. Durante la notte sarebbe stata mandata nella camera di Brega una ballerina delle Folies Bergère, la famosa Isabelle la Strabique, con un canestro di rusticani. Brega sarebbe senz'altro stato stroncato dall'amore e da una colica. Il piano fu senz'altro approvato. Venne chiamata Isabelle la Strabique, che era una bellissima donna dai capelli rossi, figlia di una zingara polacca e di un concessionario Alfa Romeo di Mâcon. Era tanto strabica che la pallina nera, dall'occhio destro, si era spostata nel globo sinistro, e viceversa, cosicché aveva gli occhi perfettamente normali. Ma Brega, che era un intenditore non si sarebbe fatto certamente ingannare dalle apparenze. Isabelle venne davanti al patron, fece una bellissima danza zingara e chiese cosa si voleva da lei. Il patron glielo spiegò e Isabelle disse che lo avrebbe fatto volentieri per la Francia e per sei milioni. Nel dire ciò, spostò la pallina nera dal destro al sinistro e viceversa. Infatti quando parlava di soldi aveva spesso di questi strani fenomeni. Talvolta tutte e due le pupille finivano nello stesso occhio e sull'altro non restava che il bianco, oppure compariva una pubblicità della soda Perrier. Il gregario Barzac andò a rubare un canestro di rusticani acerbissimi da un contadino che lo impallinò a sale. Isabelle partì, vestita da contadinella col canestrino, e Girardoux tutto soddisfatto tornò nella sua camera. Ma, sorpresa delle sorprese, il clan italiano non era rimasto con le mani in mano, e nella camera Girardoux trovò una negra con la testa a pera e un cesto di bomboloni, le uniche due cose a cui non sapeva resistere. E subito si diede a un'orgia sfrenata. I compagni sentirono un rumore infernale provenire dalla camera del campione, ma pensarono che fosse un attacco di pavus nocturnus, a cui egli era soggetto, e si addormentarono. Intanto Isabelle si palesò davanti alla camera di Brega, dove stavano di guardia Borzignon e Panozzo, e li stroncò con due colpi di kung-fu, di cui era esperta. Indi si presentò in tutta la sua bellezza a Brega, che stava dormendo abbracciato a un orsacchiotto di pezza alto due metri, che era il suo giocattolo preferito fin dalla tenera infanzia. Brega si svegliò e i suoi occhi ebbero un bagliore: si avventò sui rusticani e solo sei ore dopo, sazio, si abbandonò sul letto fumando una sigaretta. La mattina dopo Girardoux si presentò alla partenza coperto di crema fino alla testa, e con le narici completamente otturate dallo zucchero. Brega invece fu legato alla bicicletta con quattro tiranti perché non stava nemmeno in piedi per i dolori alla pancia. La tappa era di tremila chilometri, e comprendeva tra l'altro la Maiella, le Ande, il Mac Kinley, il ghiacciaio dello Jungfrau, l'attraversamento del Gobi e un esame di cultura generale. Brega e Girardoux ai mille chilometri avevano sei giorni di svantaggio: ai duemila un mese e mezzo. Borzignon arrivò a New York primo, salutato da dieci milioni di persone entusiaste, vinse la tappa e il giro. Brega e Girardoux non arrivarono quell'anno, né quello dopo. Il terzo anno il cronometrista disse: «Vado a dire a casa che tardo», e sparì. I giornali ne parlarono per un po'. Qualcuno disse che i due avevano sbagliato strada, ed erano precipitati in un burrone vicino a Mosca. Altri ancora che avevano messo su una discoteca sulle montagne Abruzzesi ed erano falliti. Altri dissero che Brega era fuggito in America e viveva nelle fogne dove aveva fondato una setta segreta Voodoo, e due portoricani asserirono di averlo visto apparire invecchiato e con una lunga barba, da un water di Manhattan. Girardoux invece aveva cambiato sesso a Casablanca ed era diventato una santa. Dopo qualche anno, però, nessuno si ricordò più di loro. Solo il vecchio meccanico di Girardoux, Rougeon, aspettò seduto sul bordo della strada altri nove anni i suo pupillo col cacciavite multiplo in mano, mirabile esempio di fedeltà. Dieci anni fa su quel punto della strada fu costruito un palazzo residenziale di nove piani. Dopo lunghe consultazioni, si decise di lasciare Rougeon al suo posto, e infatti, fino a tre anni fa, chi voleva vedere il meccanico di Girardoux, poteva andare al pianterreno del palazzo dove, protetto da una griglia di vetro, c'erano tre metri quadrati della vecchia strada e Rougeon seduto su un pilastrino. Finché, appunto tre anni fa, una mattina alle 8,30 Rougeon disse: «Beh, adesso mi sono rotto i coglioni», si alzò e se ne andò. Appena fuori dal palazzo finì sotto un autobus. Aveva cento quattordici anni. Uomini così non ce ne sono più. E neanche come Brega e Girardoux. Dio sa dove sono. SUPERIUS SUPERIS INFERIUS INFERIS™
«Me ne strafotto» |
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Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassu'.E' proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva.
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jerri, ho letto solo la prima parte, ora devo uscire , quando torno sarà la prima cosa che farò...ti anticipo che 3/4 di romanzieri ti fanno una pippa...
capotennico rettore
socio Al |
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Leggi pure ma non é roba mia, ma del mio autore italiano preferito!
SUPERIUS SUPERIS INFERIUS INFERIS™
«Me ne strafotto» |
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Fantastico...
Ma chi è? Bergonzoni? "Chi vive sperando, muore cagando!" (Lorusso, isoletta dell'Egeo che non conta un cazzo, 1941)
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Fuocherello.
Bergonzoni é il secondo della mia lista... SUPERIUS SUPERIS INFERIUS INFERIS™
«Me ne strafotto» |
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....non ho capito che catena aveva il Brega sulla bici...??
ragazzi.. 4 quarti in LA, e attenti al bridge! one, two,three,four!
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Germano Mosconi?!
Una volta per vardà i ciap dovevi slargà i mutand, adess per vardà i mutand devi slargà i ciap...
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Stefano Benni ...
non mi stancherò mai di leggerlo http://it.wikipedia.org/wiki/Stefano_Benni su tutti consiglio la compagnia dei celestini e Bar sport Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassu'.E' proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva.
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Io "L'ultima lacrima" e "Terra!".
@Birba... SUPERIUS SUPERIS INFERIUS INFERIS™
«Me ne strafotto» |
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che abbaglio che ho preso.....io ho cercato di leggere il bar in fondo al mare...dopo qualche pagina è finito nel cesso
capotennico rettore
socio Al |
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- driiiiinnnnnnnnn
- "siii? chi è??" - "Casa Pound? Signora ci apra... siamo qui per il cineforum..." - "Macchè cineforum!! stasera vedo la Maria De Filippi!! ma poi chi siete voi????" - "eh siamo di Casa Pound!" - "ma andate a lavorare lazzaroni invece di disturbare la gente tranquilla! Via! Via!" - "Ma Signora..." ___surrealismo unica via___
"Lasciate entrare il cane coperto di fango, si può lavare il cane e si può lavare il fango... Ma quelli che non amano nè il cane, nè il fango... Quelli no... Non si possono lavare." Jacques Prevert |
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