Airone - Entroterra Ligure 0 : 1

Tutto sulla carrozzeria. Elaborazioni estetiche e funzionali, come dire putrelle o paraurti?

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Ciucciaranelle al mentolo
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MessaggioInviato: 14/09/2016, 6:07
Daccordissimo con Jerry. Io il mio l'ho lasciato in un bosco, e da quando si è autoeliminato la macchina pare che abbia 15 hp in più... Pensavo anche io ad una soluzione come quella in foto, ma ora mi serve uno snorkel che monto in cinque minuti tanto per farmelo mettere a libretto. Poi lo farò con calma appena ho trovato la soluzione definitiva.


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foto e racconto dell'accaduto?
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MessaggioInviato: 14/09/2016, 9:53
anche io sto aspettando le foto e il racconto, probabilmente non smentirò nulla perchè sono stato comprato con tre bottiglie di vetro con tappo : Surprised :
Ultima modifica di andrearally il 19/08/2013, 08:14, modificato 8:14 volte in totale.
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MessaggioInviato: 14/09/2016, 11:57
Per le foto ancora un po' di pazienza, so che ridimensionare è un'operazione semplice ma prende un po' di tempo :)
I fatti: venerdì scorso parto da Pavia verso le 16.30 diretto verso Varzi, con l'intenzione di prendere la via del sale che si snoda tra pavese, tortonese e piacentino per raggiungere la provincia di Genova.
Seguo un WP fornito da Chicco e provo la via di accesso a Cella di Varzi, per me nuova perché sono sempre entrato un pochetto più in là: uno sterrato ripido ma gestibile mi accompagna fuori dal paese e mi porta a entrare nel bosco. Tutto bene fino a quando, poco prima di congiungersi con la via che conosco devo passare tra ramaglie parecchio basse: tutta roba flessibile e giovane per fortuna, per cui arrivo al bivio, scendo dalla macchina per un'occhiata e e vedo non ci sono danni.
Riparto in direzione del Pian della Mora, dove mi fermo per dar da bere a Fermin e Susie e lasciarli correre liberi nell'immensa radura. Sono quasi le sette quando i levrieri rientrano alla base e sto accarezzando l'idea di aprire la tenda lì dove sono e starmene tranquillo a guardare il tramonto... ma le parole di Andrearally riguardo la bellezza di un luogo lungo il percorso e la coscienza di essere troppo all'inizio del mio tragitto, insieme a un po' di voglia di rischiare, mi porta a rimettermi al volante.
Seguo la via fino al Colle della Seppa, dove uno spiazzo si divide in più strade: da lì potrei scendere verso l'asfalto e proseguire verso sud, come mi è stato consigliato da Chicco, oppure provare a vedere se la strada per il Monte Chiappo è praticabile: seconda ridotta e via verso il monte.
L'ora successiva mi ha ricordato tanto la prima uscita, quella della rumata ligure, con i lunghi passaggi in cresta dell'alta via: bella, bella, bella da star male, con le valli che si dipanano da una parte e dall'altra sotto di te. Un paio di passaggi mi impensieriscono (doppie esse strette tra alberi in un paio di avvallamenti), ma in realtà tutto procede con tranquillità e all'imbrunire arrivo ai piedi del monte. Mi chiudo alle spalle l'ennesimo cancello per bestiame e vedo il rifugio sulla cima piatta e ampia del monte: una luce accesa. Sarei tentato di fare un salto su, ma non sono del tutto sicuro che io possa essere lì, almeno non in macchina... Quindi passo a ovest del monte e scendo lungo la pista blu (è una stazione sciistica) zigzagando tra le protezioni della pista di downhill che montano d'estate per non fare danni. Il sole è appena calato e io metto le ruote sull'asfalto.
Sono le otto passate e mi devo muovere: per strade secondarie e tornanti devo arrivare nel comune di Fascia (GE), dove si trova il prossimo WP, fornito da Andrea, che mi permetterà di arrivare al Pian della Cavalla. Passo in mezzo a posti incredibili, dal nulla sbuca gente che passeggia vestita della festa, prima e dopo km di niente.
In un tornante vedo un capriolo che riposa sotto un albero, fermo la macchina e lui mi guarda con aria interrogativa "Problemi?" "No no niente, salve" "Salve" e proseguo fino a Fascia: un bivio e due tornanti e ci siamo.
L'attacco dello sterrato è proprio dentro l'ultimo tornante: sapevo che mi avrebbe aspettato una salita ripida, ma non immaginavo così tanto e così lunga. Il buio ha falsato la sensazione, insieme alla stanchezza, ma a spanne saranno stati 300 metri al 15% di lastricato dritto dritto. Giù il piede e via... ma a un certo punto mi viene persino da ridere: non finisce più cazzo!
Finalmente la salita si rilassa e mi muovo in un piccolo bosco, giro verso destra e si apre una piccola radura. Buio pesto, nel prato le tracce non si vedono più, sono le nove e un quarto e chiamo Andrea per un paio di conferme, prima di arrischiarmi al buio. Ci salutiamo e ci rimandiamo a domani, mi sposto costeggiando il bosco sulla sinistra della radura e arrivo in uno spiazzo ondulato, fermo la macchina, libero i cani e me ne sto imbambolato a guardarmi attorno, con il pianoro illuminato dalla luna e dalle stelle.
Non riesco a fare nulla fino a che non tornano Fermin e Susie, quindi li lego e do loro da mangiare, mentre sgranocchiano crocche avidamente apro la tenda, mi prendo una birra e del salame: appoggiato alla macchina mangio e sorseggio guardandomi attorno.
Anche quando metto a nanna i cani e sistemo tutto, mi ritrovo seduto alla porta della tenda, sul tetto di Airone, a guardarmi attorno e mi ci vuole un po' a decidermi a chiudere tutto e dormire: è bello, tanto.
Sabato mattina, ore sette, occhi aperti. Mi tiro su e apro la tenda, sorrido a quello che mi trovo di fronte e che ieri notte avevo in parte intuito. Scendo con calma, libero i levrieri e schizzano verso due persone che passeggiano lentamente nel piano, probabilmente alla ricerca di funghi. Mi preparo la colazione con tutta calma mentre un signore distinto in abiti poveri, preceduto da una segugina anzianotta ma dall'aria vispa e socievole, si avvicina per fare due chiacchiere: cerca tracce di lupi, che in zona abbondano, e mi chiede se ho visto qualcosa, se ho dormito lì, se non era un po' troppo il vento. Parliamo con calma e ci salutiamo con un sorriso. Lo vedo camminare e fermarsi qua e là per il pianoro mentre finisco la colazione e inizio a risisitemare Airone per partire.
Faccio tutto con lentezza, da quello che so devo solo dirigermi verso Fontanarossa, poco più a nord della mia posizione, per riguadagnare l'asfalto e da lì, tagliando tre valli tra tornanti e strette, raggiungere la casa di Andrea e Angela in circa un'ora.
Alle dieci e mezza Fermin e Susie risalgono in macchina, controllo di aver fissato bene tutto il carico e di non aver lasciato nulla in giro e parto. Gironzolo un po' nel pianoro, facendo attenzione a non uscire da segni preesistenti per non segnare troppo il pratone, per vedere luoghi di cui mi si è parlato, arrivo a uno strapiombo e mi guardo attorno, ritorno sulla via principale e proseguo.
Trovo un'altra radura più in basso, protetta dal vento, e appunto un "dormire" per il futuro, non si sa mai, per poi tuffarmi nel bosco. Alcuni rami sono bassi, ma è tutto abbastanza flessibile: di quando in quando controllo tenda, tendalino e portapacchi, ma tutto tiene. La strada è buona, le pendenza mai troppo estreme, sono rilassato e mi godo tutto quello che arriva.
A un certo punto, dopo una discesa un po' più impegnativa, da fare con calma, arrivo in uno spiazzo con una fontana e tre strade di fronte a me: controllo la mappa topografica e vedo che quella a destra è segnata come principale, per di più su un nocciolo una bella freccia fa mostra di sé e indica proprio quella via. Imbocco la discesa sereno.
La faccenda comincia a complicarsi un po' perché il fondo diventa più brutto e difficile, ma non demordo: vedo che sono sempre più vicino alla meta e la via che sto percorrendo è quella principale... mi impensieriscono un po' le curve strette tra gli alberi caduti e una discesa di pietre e sfasciume che ricorda tanto quella dove ho rotto l'albero posteriore, ma questa volta Airone è ben rinforzata, monta gomme da uomo e gli alberi sono stati ingrassati prima di partire.
Esco dal tratto un po' provato, ma va tutto bene. Mi trovo su un lastricato e guardando la cartina piego a sinistra, per arrivare al paese: manca pochissimo.
Scendo e vedo che la strada stringe, ma ingenuità e fiducia nella mappa mi portano a passare senza fare prima una perlustrazione a piedi. Male, molto male, perché mi ritrovo dopo una curva stretta, in discesa, dopo aver fatto un centinaio di metri tra muretti a secco troppo vicini, di fronte a una strettoia di non più di un metro di larghezza, tra un muro che ferma il bosco e il muro di una delle case del piccolo paese.
Da qui non si passa, anche se in cinquanta metri sarei al bar davanti alla chiesa, ma ci vorranno sei ore per scoprirlo.
Chiamo Andrea mentre cerco di fare il punto della situazione, mi tranquillizzo un poco e mi metto a spostare i sassi che ho smosso al mio passaggio, per liberare la via: mi aspettano circa centocinquanta metri di retromarcia in salita stretto tra due muretti a secco prima di arrivare in un luogo adatto a fare manovra. Parliamo un po' e mi dice che se serve vede di venire lì a darmi una mano, io lo ringrazio e gli dico di tenersi pronto, con una risata un po' nervosa.
Bene, salgo in macchina, guardo i cani nello specchietto retrovisore e comincio l'operazione di messa in sicurezza.
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MessaggioInviato: 14/09/2016, 11:58
Un quarto d'ora dopo scendo dalla macchina un po' scosso, ma tutto intero. I danni alla carrozzeria e lo specchietto lato passeggero mi interessano il giusto: ho avuto davvero paura quando Airone si è spenta al minimo, in folle, per poi rendermi conto che avevo le ruote totalmente girate e quindi era l'idroguida che metteva in crisi il tutto.
Giro finalmente e ripercorro la strada fino al bivio maledetto, risalendo lo sfasciume e riaccarezzando gli alberi. Alla fontana mi scatto una foto insieme alla dannata freccia e, tirato un sospiro, mi rimetto in marcia, sulla strada giusta, con cautela.
Qui va tutto bene, la strada è ampia, evito le varianti e scendo rapidamente verso il paese. Sono di nuovo a un passo dalle case quando vedo due noccioli fare un arco troppo stretto sopra il percorso. Alternative non ce n'è e piano piano provo a passare: scoprirò di averi iniziato l'ingresso bene, perché né la tenda né la parte iniziale del tendalino portano alcun segno. Ma devo girare le ruote per forza a causa di un masso e a quel punto sento un rumore clamoroso.
"Ho rotto la tenda!" penso subito. Senza pensarci due volte ingrano la retro e cerco di ritornare al sicuro... e credo di aver fatto bene.
Scendo dalla macchina e guardo la tenda... è a posto! Il tendalino per metà è ok, dal centro porta il segno verde dello sfregamento con un fusto, il terminale e rotto e poi una bugna sul tetto, le barre portatutto del mio portapacchi fatto in casa un po' piegate (manco troppo a dire il vero) e scalzate dalla grondina, che però porta segni minimi.
Riprovare non se ne parla, non senza una persona davanti che mi dica cosa fare.
Chiamo Andrea e stavolta chiedo davvero aiuto, lui e Angela fanno mente locale e preparano tutto il necessario, iniziando saggiamente con il togliere la tenda dal loro 110 e recuperando la moto sega. Io ho provato a liberarmi con il segaccio dal malefico nocciolo, che poverino colpe non ne ha, ma è una di quelle piante con più fusti che partono dalla stessa radice e anche se taglio quello che interessa a me, gli altri lo tengono su.
Andrea mi richiama per dirmi che sono in partenza e quanto ci vorrà, io intanto mi metto a smontare tutto lo smontabile e a trovare un posto dentro la macchina a tutto quanto. Faccio scendere Fermin e Susie, gli do da bere e dividiamo uno dei salamini rimasti, poi mi metto a smontare il portapacchi.
Era un po' prima delle tre, sono le cinque quando i miei soccorritori arrivano, a bordo di un Suzuki Samurai preparato: hanno trovato uno del posto che conosce bene la zona e che gli ha impedito di salire dal paese con il loro 110:
"Dove andate con quello?"
"A recuperare un amico incastrato qua sopra"
"Ah, non ci passate con quello, lui che macchina ha?"
"Eh, una come questa"
Silenzio.
"Dai, vi porto su io e vediamo come fare."
Il resto è passo d'uomo e fiducia. Un piccolo graffio in più al tendalino e una grattata al treeslider lato passeggero chiudono l'elenco dei danni, mentre insieme ad Angela vado a parcheggiare la macchina sotto la piazza del paese.
Mi trovo con i miei soccorritori al bar vicino alla chiesa, piano piano l'adrenalina cala mentre mi bevo un birra e ascolto gli altri chiacchierare.
Tutto bene, per fortuna.
:)
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MessaggioInviato: 14/09/2016, 12:06
Sicuro di essere stato in Liguria?

Mai visto alcun ligure socievole in mezzo ad un bosco.

A meno che non volesse invitarti nella sua casa di marzapane proprio li, in mezzo alla selva...
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MessaggioInviato: 14/09/2016, 12:23
Bel racconto, cmq precisiamo tre cose, quattro, cinque: che con una guida davanti si passava, ma era molto difficile prevedere il comportamento della vettura salendo e scendendo da radici alte 1m col tetto contro gli alberi, che non ti ho detto del bivio alla fontana (voglio passare anche io perchè secondo me c'è un percorso hard mozzafiato), che ho smontato io la tenda per rischio di castrazione non chimica se gli succedeva qualcosa, che il waypoint è da tenere stretto stretto tra persone molto fidate, che i liguri meravigliosi esistono, basta parlare la loro stessa lingua, e in città ognuno parla la sua e con i tappi nelle orecchie...
Ultima modifica di andrearally il 19/08/2013, 08:14, modificato 8:14 volte in totale.
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ogni forum di fuoristrada ha il Gen che gli spetta... :icon-lol: :icon-lol: :icon-lol:
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MessaggioInviato: 14/09/2016, 14:27
beh almeno ora sapete tutto :icon-lol:

andrea, grazie ancora ;)
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MessaggioInviato: 14/09/2016, 15:05
minchia che post lungo... ho letto 3 righe e poi ho dovuto riposare una settimana.
:icon-lol: :icon-lol: :icon-lol:

Pur non avendo tutto, posso dirti questo: tutti abbiamo fatto la cazzata (io più volte :music-rockout: ) di andare a ficcarci nei casini da soli o, peggio, con dei perfetti incompetenti di fuoristrada, privi della benchè minima attrezzatura adatta al recovery di 3° livello.
L'unica cosa che mi ha insegnato l'esperienza è che non appena ti accorgi di avere imboccato la strada sbagliata, la cosa migliore è mollare tuitto lì ed incamminarsi a cercare amici che ti sappiano tirare fuori dai casini.
Ogni tentativo di uscire da solo, equivale a infilarsi una spanna di palo di frassino in più nel didietro...
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MessaggioInviato: 14/09/2016, 15:22
giorgio67 ha scritto:Ogni tentativo di uscire da solo, equivale a infilarsi una spanna di palo di frassino in più nel didietro...


:icon-lol: :icon-lol: :icon-lol: :icon-lol: Mi sono immaginato l'espressione sofferente di Micio mentre fa la retro col palo di frassino che si fa gradualmente strada :icon-lol: :icon-lol: :icon-lol: :icon-lol: :icon-lol: :icon-lol: :icon-lol: :icon-lol: :icon-lol: :icon-lol: :icon-lol: :icon-lol: :icon-lol:
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puoi immaginare le mie imprecazioni quando durante la retro disperata ho sentito distintamente le gemme di frecce e stop esplodere contro il muretto a secco...
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se vuoi un altro consiglio, cambia il nome al Def: Airone porta sfiga...
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Micio, ti racconterò la mia avventura con la 33 a Pescarzo! Non posso scrivere: devo mimare i gesti della vecchina camuna che credeva mi avessero calato in quel posto con un elicottero!
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andrearally ha scritto:
bradixferox ha scritto:Con 40 euro è fatto!
hai adocchiato il tiraggio della stufa di casa?

una roba così?
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