Guybrush Treepwood ha scritto:Jerry ha scritto:Voglio dire, quante possibilità hanno di comprare un novello "Dr. Feelgood" o "Among the living" oppure "Appetite for destruction"?
Quei dischi che quando noi abbiamo comprato nuovi e ascoltati la prima volta ci siamo resi conto di essere in presenza di qualcosa di "importante"?
Ripeto, la colpa è di chi li ha cresciuti. Non gli è stata inclulcata la cultura musicale. In America o in Germania, ad esempio, è diverso. Li si respira Rock ovunque. Chiaro che al momento, diciamo negli ultimi 10 anni, c'è penuria di band valide, ma non ne farei una tragedia, sono corsi e ricorsi. Ne arriveranno. Ad esempio i Black Keys secondo me hanno classe. Non sono i Led Zeppelin, ma nemmeno i Sex Pistols o i Nirvana lo erano. Ai tempi erano considerati degli analfabeti senza talento, e ora abbiamo capito che hanno cambiato la storia del Rock. Saranno apprezzati con gli anni. Siamo noi che dobbiamo assicurare il futuro della musica insegnando ai nostri figli. Io a mio figlio di sei anni ho regalato una chitarra elettrica, gli sparo musica tutto il giorno, lo faccio cantare, gli racconto gli aneddoti sulle band che sta ascoltando ecc.. Poi magari impazzirà per Lorenzo Fragola, ma almeno avrà la possibilità di scegliere perchè sarà informato.
Sì ma occhio che per comprendere alcuni, i più interessanti movimenti musicali (artistici) bisogna sempre anche partire dalla temperie che li ha generati. Morto il conflitto, si è spenta la creatività.
L'appiattimento del dibattito pubblico, la pacificazione del conflitto ci ha portato in un
cul de sac dove ormai tutto quanto è etichettato come "indie" che non vuol dire un cazzo.
Bisogna attizzare nei nostri figli la fiamma del conflitto altrimenti possiamo affastellare tutta la cultura musicale che vogliamo, ma rischiamo di cadere nel puro nozionismo di maniera.
Lo dico perché mi sto ponendo il problema adesso che ho dei bambini e a cinque mesi l'altro giorno ho piazzato lei davanti a un video dei Beatles e un po' mi sono commosso a cantare, e a pensare a come si sia appiattito tutto quanto in Europa e altrove, e a come farò a spiegare a loro cosa sono stati quei decenni.
Parlo sempre di conflitto perché sono profondamente convinto che esso sia alla base di ogni spinta creativa; non c'è un solo accordo interessante, un testo di una canzone che valesse la pena di essere ascoltata che siano mai nati in un contesto di armonia perfetta con il potere dominante. O con se stessi, per quel che conta. E questo penso valga anche volendo prendere in considerazione i capisaldi della musica classica (Beethoven è un esempio di anima conflittuale nel senso faustiano del termine).
S.