Afrika ha scritto:Pierluigi scusami, non ho capito questa tua frase..
con quanta difficoltà i soggetti che subiscono esperienze emozionali traumatiche riescano a condividere serenamente i propri progetti, le proprie emozioni e tutto quello che fa di loro un Cittadino di uno Stato che non esiste!
per la convivenza con tutti..non son così capace..credo di non esserne all'altezza..
perchè va bene il confronto , la mente aperta, le diversità da rispettare..ben vengano!anzi..
ma c'è una linea di confine tra decenza e indecenza..e con chi la supera non vorrei averci niente a che fare..
di qualsiasi religione, nazionalità o credo politico sia.
poi mi ci ritrovo ad averci a che fare..ma non certo a conviverci.
però magari ho interpretato male anche questa tua parte..
Non mi è facile spiegare un sentimento come quello dell'appartenenza, della condivisione delle idee e dei progetti... ci provo con esempi diversi sperando di riuscire a trasmettere anche "la pelle"!
Per me è stato sempre facile riciclarmi, vuoi per carattere, per cultura acquisita o per sola e mera fortuna, ma quello che ho sempre sentito come invalidante per gli altri che si trovavano in situazioni analoghe alle mie, è proprio il fatto di proseguire con le relazioni e le condivisioni di progetti futuri... il fatto di riuscire a non accumulare rancore ed odio e di non mollare!
Quando ho scelto di lasciare l'Arma, per un gravissimo incidente che mi ha reso inidoneo al servizio operativo e che mi avrebbe costretto in un Ufficio a formare un bel culo a forma di poltrona, ho capito che non era così facile da solo e che avrei dovuto condividere progetti ed idde per un futuro diverso con le stesse persone che avevano visto in me un "tipo" di compagno di vita e che avevano scelto con me proprio quella vita a cui andavo a rinunciare... lasciare un'istituzione, un prestigio, un grado etc. etc. non lo avrei fatto solo io, ma avrei coinvolto moglie e Famiglia... da questo la fermezza di riciclare non solo il mio futuro ma restare in sinergia anche col resto della mia vita!
Bada bene che lo Stato se n'è fottuto di me e della mia salute, anche se tutto era accaduto per colpa sua e non certo mie... poi l'avventura privata interrotta da una merdosissima emorragia cerebrale, di nuovo all'apice di una carriera mi ritrovato a zero... ecco la necessità di inventare e condividere nuovi progetti, idee e futuro... di nuovo a stravolgere le aspettative delle stesse persone che allora deviarono le proprie per seguirmi nella seconda vita... adesso ce ne era una terza da affrontare... con tutte le conseguenze fisiche e morali di due colpi belli duri...
... da questo, dalla mia esperienza personale e dal raffrontare le difficoltà mie con quelle di tutti coloro che vedono "segnata" la propria esistenza da un fatto sconvolgente e traumatico mi è venuto di scrivere la frase che non ti torna:
Con quanta difficoltà i soggetti che subiscono esperienze emozionali traumatiche riescano a condividere serenamente i propri progetti, le proprie emozioni e tutto quello che fa di loro un Cittadino di uno Stato che non esiste!
L'ultima parte, quella in cui mi richiamo allo Stato che non esiste, voleva significare quanto ognuno di noi è abbandonato a se stesso a fronte di una ridotta potenzialità e capacità sociale da uno Stato corrotto e mendace... da Statisti corrotti moralmente e da Giuristi assetati di notorietà e non più di legalità!