io voglio fare la manovra

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DeadLander
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un amico mi ha mandato questo scritto che vorrei condividere con voi e sapere come la pensate

La rivoluzione islandese

01 set 2011 — Davide Casati

In Islanda è in corso una rivoluzione. Di cui nessuno, o quasi, parla. Eppure è la storia di come un
Paese è riuscito a uscire dalla crisi economica, a evitare il fallimento Questa è la storia di una
rivoluzione. Sta accadendo ora, in Europa: anche se ad accorgersene sono pochissimi. Forse perché a
farle da sfondo è l'Islanda: 103 mila chilometri quadrati, 320mila abitanti, una capitale grande
come Reggio Emilia, cognomi impossibili. Eppure di rivoluzione si tratta: governo costretto alle
dimissioni, banche nazionalizzate, banchieri arrestati, democrazia popolare. Roba pericolosa,
penserà qualcuno. Forse, ma bisognerebbe capire per chi: non per gli islandesi, che così hanno
salvato il loro Paese dalla crisi economica (nella quale l'Italia, ad esempio, resta impantanata), e
lo stanno trasformando in un esperimento senza precedenti. Vale la pena dare un'occhiata, a una
rivoluzione così. Ecco la sua storia.

Tutto inizia nel 2001. È allora che il governo islandese inizia a privatizzare il settore bancario.
La mossa avrà la sua conclusione due anni dopo, nel 2003. Le tre banche principali - Landbanki,
Kapthing e Glitnir - offrono alti interessi attraverso un programma chiamato IceSave. I soldi
iniziano ad arrivare, specie da Inghilterra e Olanda. Tra il 2002 e il 2008 la Borsa islandese sale
del 900 per cento, il prodotto interno lordo cresce del 5.5 per cento l'anno. Ritmi impossibili per
qualunque altro Paese occidentale. Ma crescono anche i debiti delle banche: nel 2007 arrivano al
900% del PIL islandese. Ed è a quel punto, nel 2008, che il geyser della crisi economica esplode.

Gli investitori stranieri chiedono alle banche di rendere loro il denaro. Il governo non ha le
risorse per salvarle, e così finiscono in bancarotta. Per gli islandesi si tratta di un danno
enorme: il governo è costretto a nazionalizzare gli istituti bancari e a promettere che i cittadini
non perderanno gli investimenti in denaro, ma il valore di molti altri investimenti crolla in modo
verticale. La Corona perde l'85% del suo valore di cambio sull'euro. Alla fine del 2008 il governo
islandese si dichiara insolvente: è la bancarotta.

Il governo fa quello che tutti i governi fanno, in casi simili: bussa alle porte del fondo Monetario
Internazionale e dell'Unione Europea. Sembra l'unico modo per ripagare i debiti nei confronti degli
investitori inglesi e olandesi, che ammontano a 3,5 miliardi di euro. È il gennaio 2009. Per trovare
i soldi necessari, il governo studia un prelievo straordinario: ogni cittadino islandese avrebbe
dovuto pagare 100 euro al mese per 15 anni, a un tasso di interesse del 5,5% annuo. Il tutto per
pagare danni creati da altri: un debito contratto da banche private nei confronti di altri soggetti
privati. È a quel punto che la rabbia popolare esplode. A guidarla, in qualche modo, ci sono un
cantante e una donna, lesbica. E' l'alba della rivoluzione islandese.

Di fronte alla situazione economica del Paese, i cittadini islandesi scendono in piazza. Non per un
giorno solo: per 14 settimane. Cingono d'assedio il Parlamento, chiedendo una sola cosa: le
dimissioni di un governo, quello conservatore di Geir Haarde, dimostratosi incapace di gestire la
crisi e di sbattere la porta in faccia agli organismi internazionali che chiedevano a tutti i
cittadini di pagare le colpe di altri.

Il culmine della protesta si raggiunge il 20 gennaio 2009. Mentre a Washington l'America saluta
l'entrata in carica del suo primo presidente di colore, a Reykjavik la popolazione segue le parole
di un altro uomo dal carisma innegabile. Si chiama Hordur Torfason, di mestiere fa il cantautore. È
gay, è stato il fondatore del primo movimento per i diritti degli omosessuali in Islanda. Era il
'78, e le sue canzoni non erano viste con favore. Troppo estreme. D'altronde Torfason sostiene che
"il compito di un artista è criticare l'autorità". Torfason mette in scena una protesta solitaria
nell'ottobre 2008, all'esplodere della crisi. Nel corso delle settimane diventa un punto di
riferimento. Il 20 gennaio è in piazza mentre la popolazione si scontra con la polizia, ed è ancora
lì anche il 21, e il 22. Il 23 gennaio il premier annuncia le dimissioni. La gente non se ne va: non
ancora. Chiede elezioni immediate e una scena politica nuova. Il 26 gennaio Haarde se ne va. Il 1
febbraio l'Islanda ha una nuova premier. E anche questa è una rivoluzione.

Il nuovo primo ministro si chiama Johanna Sigurdadottir, ha 58 anni. È la prima donna premier
dell'Islanda, e la prima omosessuale al mondo a diventare primo ministro. A metà degli ani '90,
quando non venne eletta alla guida del suo partito, urlò: "Minn timi mun koma!", "Verrà il mio
momento". Quelle parole sono entrate nell'uso comune, in Islanda. E Johanna ha visto realizzarsi la
sua profezia.

Il suo primo passo è di indire le elezioni: le vince. Il secondo è di confermare la volontà
dell'Islanda di pagare i debiti a Olanda e Inghilterra. Il parlamento dà vita a una norma che
contiene una supertassa. È il febbraio 2010 quando il presidente Grimsson si rifiuta di ratificarla,
ascolta la voce della piazza e indice un referendum sulla tassa. La pressione sull'Islanda è alle
stelle. Olanda e Inghilterra minacciano di isolare l'Islanda, se sceglierà di non ripagare i debiti.
Il fondo Monetario lega alla decisione il versamento degli aiuti. "Ci dissero che se non avessimo
accettato le condizioni della comunità internazionale saremmo diventati la Cuba del Nord", ricorda
Grimsson. "Ma se le avessimo accettate saremmo diventati la Haiti del Nord".

Il referendum si tiene a marzo 2010: il 93% dei votanti decide di rischiare di diventare la Cuba del
Nord. Il Fondo Monetario congela immediatamente gli aiuti. Il governo risponde mettendo sotto
inchiesta i banchieri e i top manager responsabili della crisi finanziaria. L'Interpol emette un
mandato di arresto internazionale per l'ex presidente della banca Kaupthing, Einarsson, mentre altri
banchieri implicati nel crac fuggono dal Paese. Può essere l'inizio della fine dell'Islanda, vista
come un paria a livello internazionale e alle prese con una rivolta continua. È l'inizio della
rinascita.
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MessaggioInviato: 21/09/2011, 13:24
questa è la seconda parte.............


Ciao a tutti,

oggi vi giro una e-mail molto, ma molto, interessante dopo aver copiato e incollato anche l'articolo
che ho trovato in proposito dopo la segnalazione di un caro amico,

forse una speranza per un futuro migliore c'è... sta a noi non far finta che vada tutto bene a meno
che non vi vada davvero bene di continuar a far finta di niente...

p.s. c'è anche un documentario ho scoperto: God bless Iceland (Avete sentito parlare di questo
documentario? No, perché la storia della rivoluzione dal basso partita in Islanda dopo lo scoppio
della crisi economica è una notizia “scomoda”. Eppure in quel freddo biscio che c'è in Islanda 320
mila abitanti stanno cambiando le cose. In un referendeum popolare il 95% dei votanti si è rifiutato
di pagare i debiti delle banche, che sono state perciò rinazionalizzate. Poco prima le proteste di
piazza a Reykjavìk avevano fatto cadere il governo, tutto il governo, dai ministri ai sottosegretari
e portaborse. Tramite Facebook e Twitter si stanno riscrivendo la loro Costituzione!)


Storie di ordinaria rivoluzione: nessuna notizia dall'Islanda? di Marco Pala

Qualcuno crede ancora che non vi sia censura al giorno d'oggi? Allora perchè, se da un lato siamo
stati informati su tutto quello che sta succedendo in Egitto, dall'altro i mass-media non hanno
sprecato una sola parola su ciò che sta accadendo in Islanda? Il popolo islandese è riuscito a far
dimettere un governo al completo; sono state nazionalizzate le principali banche commerciali; i
cittadini hanno deciso all'unanimità di dichiarare l'insolvenza del debito che le stesse banche
avevano sottoscritto con la Gran Bretagna e con l'Olanda, forti dell'inadeguatezza della loro
politica finanziaria; infine, è stata creata un'assemblea popolare per riscrivere l'intera
Costituzione. Il tutto in maniera pacifica. Una vera e propria Rivoluzione contro il potere che
aveva condotto l'Islanda verso il recente collasso economico.
Sicuramente vi starete chiedendo perchè questi eventi non siano stati resi pubblici durante gli
ultimi due anni. La risposta ci conduce verso un'altra domanda, ancora più mortificante: cosa
accadrebbe se il resto dei cittadini europei prendessero esempio dai "concittadini" islandesi?
Ecco brevemente la cronologia dei fatti:
> 2008 - A Settembre viene nazionalizzata la più importante banca dell'Islanda, la Glitnir Bank. La
moneta crolla e la Borsa sospende tutte le attività: il paese viene dichiarato in bancarotta.
> 2009 - A Gennaio le proteste dei cittadini di fronte al Parlamento provocano le dimissioni del
Primo Ministro Geir Haarde e di tutto il Governo - la Alleanza Social-Democratica (Samfylkingin) -
costringendo il Paese alle elezioni anticipate. La situazione economica resta precaria. Il
Parlamento propone una legge che prevede il risanamento del debito nei confronti di Gran Bretagna e
Olanda, attraverso il pagamento di 3,5 MILIARDI di Euro che avrebbe gravato su ogni famiglia
islandese, mensilmente, per la durata di 15 anni e con un tasso di interesse del 5,5%.
> 2010 - I cittadini ritornano a occupare le piazze e chiedono a gran voce di sottoporre a
Referendum il provvedimento sopracitato..
> 2011 - A Febbraio il Presidente Olafur Grimsson pone il veto alla ratifica della legge e annuncia
il Referendum consultivo popolare. Le votazioni si tengono a Marzo ed i NO al pagamento del debito
stravincono con il 93% dei voti. Nel frattempo, il Governo ha disposto le inchieste per determinare
giuridicamente le responsabilità civili e penali della crisi. Vengono emessi i primi mandati di
arresto per diversi banchieri e membri dell'esecutivo.
> L'Interpol si incarica di ricercare e catturare i condannati: tutti i banchieri implicati
abbandonano l'Islanda. In questo contesto di crisi, viene eletta un'Assemblea per redigere una
Nuova Costituzione che possa incorporare le lezioni apprese durante la crisi e che sostituisca
l'attuale Costituzione (basata sul modello di quella Danese). Per lo scopo, ci si rivolge
direttamente al Popolo Sovrano: vengono eletti legalmente 25 cittadini, liberi da affiliazione
politica, tra i 522 che si sono presentati alle votazioni. Gli unici due vincoli per la
candidatura, a parte quello di
> essere liberi dalla tessera di qualsiasi partito, erano quelli di essere maggiorenni e di
disporre delle firme di almeno 30 sostenitori. La nuova Assemblea Costituzionale inizia il suo
lavoro in Febbraio e presenta un progetto chiamato Magna Carta nel quale confluiscono la
maggiorparte delle "linee guida" prodotte in modo consensuale nel corso delle diverse assemblee
popolari che hanno avuto luogo in tutto il Paese. La Magna Carta dovrà essere sottoposta
all'approvazione del Parlamento immediatamente dopo le prossime elezioni legislative che si
terranno.
> Questa è stata, in sintesi, la breve storia della Ri-evoluzione democratica islandese.
Abbiamo forse sentito parlare di tutto ciò nei mezzi di comunicazione europei? Abbiamo ricevuto
un qualsiasi commento su questi avvenimenti nei noiosissimi salotti politici televisivi o nelle
tribune elettorali radiofoniche? Abbiamo visto nella nostra beneamata Televisione anche un solo
fotogramma che raccontasse qualcuno di questi momenti?
SINCERAMENTE NO.>
> I cittadini islandesi sono riusciti a dare una lezione di Democrazia Diretta e di Sovranità
Popolare e Monetaria a tutta l'Europa, opponendosi pacificamente al Sistema ed esaltando il potere
della cittadinanza di fronte agli occhi indifferenti del mondo. Siamo davvero sicuri che non ci
sia "censura" o manipolazione nei mass-media?>
> Il minimo che possiamo fare è prendere coscienza di questa romantica sto
ria di piazza e farla diventare leggenda, divulgandola tra i nostri contatti.

Questo è un altro articolo che ho trovato in proposito mentre cercavo di capire quanto ci fossa di
vero dietro alla news (non do mai per scondato e ci tengo a verificare che le info che poi giro non
siano bufale):

Aiuto, aiuto, gli speculatori finanziari internazionali hanno preso di mira l’Italia e rischiamo di
fare la fine della Grecia. Aiuto, aiuto, i conti pubblici sono al collasso e serve una manovra
correttiva da quasi 50 miliardi di euro tutta lacrime e sangue e con 17 miliardi di nuove tasse.
Aiuto, aiuto, Silvio non parla a Mirabello per evitare reazioni economiche alla sua ennesima
sconfitta, stavolta in campo giudiziario-economico. Aiuto, aiuto, aboliamo le intercettazioni che
scovano le cricche e facciamo un bell’inciucio sulla giustizia non per risolvere la Questione
Morale, ma per evitare che se ne possa parlare mai più.

Insomma, di allarme in allarme, la musica è sempre la stessa: chi paga sono sempre i cittadini
governati, mai i politici governanti e i loro amici dell’economia che li finanziano. Solo che per
far pagare al popolo sovrano i costi dell’ideologia dominante (il capitalismo ultra-liberista)
solitamente 1) le classi dominanti fanno almeno finta di dare l’esempio, sforbiciando dalla lista
dei privilegi quelli più evidenti, 2) devono avere una credibilità tale da non mettere in crisi il
sistema politico (che in Italia dovrebbe essere democratico). Questo è il fulcro anche della
Questione Morale: non il fatto che ci siano corrotti e concussori nelle alte sfere della politica e
della pubblica amministrazione, magari collusi con le cosche, quanto il fatto che la loro presenza
mina la credibilità delle istituzioni e mette a rischio il sistema democratico. E sull’uso privato
di risorse pubbliche ci campano poi quelli che la democrazia la vogliono distruggere. Ma ancora non
ci sono arrivati, lassù, c’è bisogno di un bel repulisti da parte della magistratura, come al
solito, la quale si trova nella scomoda posizione di dover “far pulizia” nella politica,
nell’economia (e nella stessa magistratura) perché a nessuno viene in mente di tener lontani
impresentabili che si sa benissimo cosa fanno e, soprattutto, con chi lo fanno.

Ma aldilà di questo, poi se il popolo affamato da una classe dirigente di inetti si infuria, accade
l’impossibile. Accade l’Islanda, per esempio. Dove, nel silenzio assoluto dei media, c’è stata una
vera e propria rivoluzione dal basso: le proteste di piazza a Reykjavìk hanno avuto gli effetti
eclatanti di far dimettere il governo al completo (il nostro nemmeno di fronte a milioni di persone
in piazza ha fatto una cosa del genere) e di far nazionalizzare le principali banche commerciali,
rifiutando il pagamento del debito sovrano
<http://pressenza.com/npermalink/icelandx-a-country-that-wants-to-punish-the-bankers-responsible-for
-the-crisis> .

Il tutto è raccontato in un documentario, God Bless Iceland (Dio Benedica l’Islanda). Ma i media non
ne parlano. E come potrebbero? Se si venisse a sapere che in un Paese occidentale come l’Islanda,
dopo il crac finanziario, è stato indetto un referendum popolare dove il 93% ha deciso di non pagare
i debiti delle banche, vi immaginereste le reazioni non solo dei cittadini italiani, ma soprattutto
dei cittadini di tutto il mondo? Giusto, ora qualche mio amico economista in Bocconi verrebbe a
chiedermi, con aria di sfida: e chi paga? Ovvio, chi ha fatto danni, ovvero i banchieri responsabili
della debacle economico-finanziaria, per i quali sono stati spiccati mandati di cattura
internazionali per fargli pagare tutto fino all’ultimo centesimo.

Pura fantascienza, direte voi. Qualche repubblicano direbbe “puro socialismo“. Intanto gli Islandesi
si stanno riscrivendo la Costituzione
<http://www.guardian.co.uk/world/2011/jun/09/iceland-crowdsourcing-constitution-facebook> , forti
forse anche del fatto che non sono tantissimi in quel Paese (nemmeno 310mila persone), usando
facebook e twitter per proporre idee dal basso.
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MessaggioInviato: 21/09/2011, 13:27
Pura fantascienza, direte voi. Qualche repubblicano direbbe “puro socialismo“. Intanto gli Islandesi
si stanno riscrivendo la Costituzione
<http://www.guardian.co.uk/world/2011/jun/09/iceland-crowdsourcing-constitution-facebook> , forti
forse anche del fatto che non sono tantissimi in quel Paese (nemmeno 310mila persone), usando
facebook e twitter per proporre idee dal basso.

Questo processo, denominato crowdsourcing <http://it.wikipedia.org/wiki/Crowdsourcing> , unisce le
potenzialità della Rete con la partecipazione di una cittadinanza attiva, ed è rivoluzionario in
tutti i sensi, perché permette ai cittadini di stare con il fiato sul collo ai propri governanti,
che se non fanno bene, pagano i propri errori, fino all’ultimo. Qui in Italia forse sarebbe
impraticabile per ragioni anzitutto culturali (c’è la tendenza a sgravarsi delle responsabilità
della libertà e si preferisce delegare ai santi uomini della Provvidenza la risoluzione dei
problemi, fregandosene del bene collettivo e pensando per 5 anni ai fatti propri, salvo quando i
loro interessi vengono toccati dai danni di quelli che prima idolatravano).

Intanto però c’è. Perché il debito pubblico di 1800 miliardi di euro dovremmo pagarlo noi cittadini?
Lo pagassero i politici che negli anni ’80 lo hanno prodotto. Noi, di tirare la cinghia, ci siamo
sinceramente stancati.
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MessaggioInviato: 21/09/2011, 13:31
In pratica e' un invito a votare Vendola.
Quando parti, non portare con te un idiota. Ne troverai sicuramente uno sul posto.
"Calboni sparava balle così mostruose che a quota 1600 Fantozzi fu colto da allucinazioni competitive."
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MessaggioInviato: 21/09/2011, 13:39
Guybrush Treepwood ha scritto:In pratica e' un invito a votare Vendola.


quello l'unica manovra che conosce è la retro.....
DA OLD SKOOL....
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MessaggioInviato: 21/09/2011, 13:57
revenge ha scritto:
Guybrush Treepwood ha scritto:In pratica e' un invito a votare Vendola.


quello l'unica manovra che conosce è la retro.....


:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
Quando parti, non portare con te un idiota. Ne troverai sicuramente uno sul posto.
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MessaggioInviato: 21/09/2011, 13:59
ragno66 ha scritto:Pura fantascienza, direte voi. Qualche repubblicano direbbe “puro socialismo“. Intanto gli Islandesi
si stanno riscrivendo la Costituzione
<http://www.guardian.co.uk/world/2011/jun/09/iceland-crowdsourcing-constitution-facebook> , forti
forse anche del fatto che non sono tantissimi in quel Paese (nemmeno 310mila persone), usando
facebook e twitter per proporre idee dal basso.

Questo processo, denominato crowdsourcing <http://it.wikipedia.org/wiki/Crowdsourcing> , unisce le
potenzialità della Rete con la partecipazione di una cittadinanza attiva, ed è rivoluzionario in
tutti i sensi, perché permette ai cittadini di stare con il fiato sul collo ai propri governanti,
che se non fanno bene, pagano i propri errori, fino all’ultimo. Qui in Italia forse sarebbe
impraticabile per ragioni anzitutto culturali (c’è la tendenza a sgravarsi delle responsabilità
della libertà e si preferisce delegare ai santi uomini della Provvidenza la risoluzione dei
problemi, fregandosene del bene collettivo e pensando per 5 anni ai fatti propri, salvo quando i
loro interessi vengono toccati dai danni di quelli che prima idolatravano).

Intanto però c’è. Perché il debito pubblico di 1800 miliardi di euro dovremmo pagarlo noi cittadini?
Lo pagassero i politici che negli anni ’80 lo hanno prodotto. Noi, di tirare la cinghia, ci siamo
sinceramente stancati.


Noi lo abbiamo fatto con la nascita dei DLS, e abbiamo rivoluzionato il mondo dei forum Land Rover! Ho detto una cazzata?
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MessaggioInviato: 21/09/2011, 14:17
Islanda 300.000 abitanti un PIL di 12.000 milioni di euro
un'isola tra le più belle e isolate :shock: nel mondo
http://it.wikipedia.org/wiki/Islanda

Italia 60 milioni di abitanti un PIL di 1.800.000 milioni di euro
una PENisola tra le più belle e frequentate nel mondo
http://it.wikipedia.org/wiki/Italia

Temo che le problematiche e le loro soluzioni siano ben diverse
penso che al primo ministro islandese gli puoi andare anche a suonare il campanello di casa per chiedere chiarimenti ... per pudore non continuo con il paragone italiano !

Comunque se volete possiamo andare in piazza a Roma ci sono già Cobas, movimento 5 stelle, qualche sindacato e alcuni consigli di fabbrica per il momento hanno preso solo randellate dalla polizia ...
Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassu'.E' proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva.
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MessaggioInviato: 21/09/2011, 14:26
ANCHE da noi se suoni al presidente del consiglio ti fà entrare.... basta spacciarsi per la nipote di qualche primo ministro estero ed essere una bella gnocca....
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birba ha scritto:Islanda 300.000 abitanti un PIL di 12.000 milioni di euro
un'isola tra le più belle e isolate :shock: nel mondo
http://it.wikipedia.org/wiki/Islanda

Italia 60 milioni di abitanti un PIL di 1.800.000 milioni di euro
una PENisola tra le più belle e frequentate nel mondo
http://it.wikipedia.org/wiki/Italia

Temo che le problematiche e le loro soluzioni siano ben diverse
penso che al primo ministro islandese gli puoi andare anche a suonare il campanello di casa per chiedere chiarimenti ... per pudore non continuo con il paragone italiano !

Comunque se volete possiamo andare in piazza a Roma ci sono già Cobas, movimento 5 stelle, qualche sindacato e alcuni consigli di fabbrica per il momento hanno preso solo randellate dalla polizia ...

le prendono perchè sono in pochi... andiamo tutti e vediamo chi prova ad alzare il manganello...
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MessaggioInviato: 21/09/2011, 14:52
Le manifestazioni non servono a niente. C'e' solo un modo per cambiare le cose, bisogna tagliare il flusso di denaro, bisogna che 60 milioni di italiani smettano di pagare le tasse. 30 milioni gia' lo fanno, basta aggregarsi.
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io sono tra i 30 milioni.........quali..?? :lol: :lol:
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MessaggioInviato: 21/09/2011, 14:59
Guybrush Treepwood ha scritto:Le manifestazioni non servono a niente. C'e' solo un modo per cambiare le cose, bisogna tagliare il flusso di denaro, bisogna che 60 milioni di italiani smettano di pagare le tasse. 30 milioni gia' lo fanno, basta aggregarsi.

a mio parere le tasse servono x mandare avanti il paese: scuole, sanità, strade , servizi,ecc...
Certo in un pease ideale cioè senza nessun delinquente che ci mangi sopra...
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MessaggioInviato: 21/09/2011, 15:01
Guybrush Treepwood ha scritto:Le manifestazioni non servono a niente. C'e' solo un modo per cambiare le cose, bisogna tagliare il flusso di denaro, bisogna che 60 milioni di italiani smettano di pagare le tasse. 30 milioni gia' lo fanno, basta aggregarsi.

parassita... :obscene-buttred:
«Sta perdendo il suo tempo ragazzo. Juanito sa solo scoreggiare mentre gli altri ridono e aspirano il tanfo. Come vede, l'organizzazione sociale dell'ospizio non differisce molto da quella del mondo esterno.»
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MessaggioInviato: 21/09/2011, 15:28
Dani4x4 ha scritto:
Guybrush Treepwood ha scritto:Le manifestazioni non servono a niente. C'e' solo un modo per cambiare le cose, bisogna tagliare il flusso di denaro, bisogna che 60 milioni di italiani smettano di pagare le tasse. 30 milioni gia' lo fanno, basta aggregarsi.

a mio parere le tasse servono x mandare avanti il paese: scuole, sanità, strade , servizi,ecc...
Certo in un pease ideale cioè senza nessun delinquente che ci mangi sopra...


Che scoperta, ovvio che deve essere una protesta attuata per un tempo limitato. Nessun paese puo' funzionare senza pagare le tasse. Pero' e' l'unico modo per creare la rottura, fargli capire. A quelli importano solo i soldi, e allora leviamoglieli.
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MessaggioInviato: 21/09/2011, 15:38
è x questo che si va in piazza:protesti e nel contempo blocchi un paese!!Funziona!!è testato
Una volta per vardà i ciap dovevi slargà i mutand, adess per vardà i mutand devi slargà i ciap...
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MessaggioInviato: 21/09/2011, 16:03
Ma cosa volete che importi a questo governo che noi paghiamo o no le tasse, l'unico modo per farlo sloggiare è bloccare la PATONZA, qualcuno sarà costretto a emigrare per trovarne disponibili : Chessygrin : : Chessygrin : : Chessygrin :
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