Re: guidone...
Inviato: 21/10/2014, 0:20
Buonasera a tutti! non so se sto scrivendo nel posto giusto, mi sono appena registrata..devo prendere confidenza
Mi chiamo Alessandra Vigone, sono la figlia di Guido, ho 26 anni e mi sono trasferita a inizio anno a Milano.
Vorrei ringraziarvi tutti per il vostro tempo per aver letto la storia del mio papà, è stata una grande perdita che ancora si fa sentire. Ecco, diciamo che quello che ho scritto è un breve riassuntodi cosa è successo a Guido. Spero di riuscire a raccontarvele senza fare troppi pasticci.
Mio papà si sposta nel 2009 a Cotonou, prendendo un traghetto da Genova insieme al suo Land Rover defender 110, attraversa il nord africa e arriva a Cotonou, dove inizierà a lavorare per Les Soeurs Salesiennes de Don Bosco. Loro si occupano di recuperare i bambini e gli adolescenti che sono costretti dalle famiglie a lavorare già dalla tenera età. Lavorerà al ristorante d'applicazione Mamma Mia, dove si insegna a questi ragazzi un lavoro, servire in sala piuttosto che cucinare...i bambini più piccoli invece imparano a leggere e scrivere insieme ai loro educatori nel centro delle suore. Per qualche motivo dopo un pò che è lì il contratto non gli viene rinnovato e lavora al bar del Centre Culturel Francaise. Nel 2010 conosce Valerie, donna beninese, si frequentano e nell'agosto 20111 si sposano a Ouidah, una città poco distante da Cotonou. Nell'aprile 2012 nasce Valerio, nasce insieme all'idea di mio papà di aprire un attività per conto suo e dopo essersi informato con le autorità locali, lui e Valerie aprono il Maki chez Valerie
https://www.facebook.com/pages/Maki-Chez-Valerie
Un ristorante con un piccolo dehor esterno che trasmette alla televisione canali francesi, propone piatti locali e tipici francesi, caffè al mattino col giornale, birretta la sera..un pò come piaceva a lui insomma.
Il 29 settembre 2013 ricevo svariate chiamate da numeri sconosciuti col prefisso di Cotonou e siccome stavo lavorando, richiamo poco dopo. La notizia è brutta, purtroppo mi chiedono se sono la figlia e mi confermano che a causa di un attacco cardiaco mio papà è deceduto alle 5 della mattina e un medico legale dell'ambasciata francese ha attestato la morte. Avviso mio fratello Andrea che fa il cuoco a Londra, nel frattempo avevano contattato anche lui e decide di tornare in Italia il giorno dopo, si mette a posto coi vaccini, nel frattempo io vado a Torino a fare i visti e dopo aver ricevuto nel pomeriggio i documenti da Cotonou partiamo l'indomani per andare nel Benin.
Siamo arrivati la mattina presto e alcuni amici di nostro papà ci hanno tenuto a casa loro per tutti i giorni che siamo stati li, non si riesce a dormire un po’ per la situazione, poi fa caldo, il viaggio..e quindi beviamo un caffè, chiacchieriamo di noi e di loro, ci raccontano di nostro papà. Più tardi conosciamo Valerie e Valerio, ci portano a vedere i luoghi dove Guido lavorava e viveva. Ci portano a casa sua, ci dicono di prendere tutti i suoi documenti, le sue cose perché la moglie è troppo distrutta per pensarci. Ci portano alla camera mortuaria, lo vediamo e purtroppo non possiamo fare più niente, è lì steso su un tavolo di acciaio, freddo..
Lo cremiamo come voleva lui, aveva chiesto che le sue ceneri fossero sparse sullo stadio della Juventus a Torino, purtroppo non si può, così decidiamo di lasciarlo nel Benin e di non riportarlo in Italia. La legge non prevede di tumularle in un cimitero (ci puoi stare solo se sei lungo e disteso in una bara), quindi ce le riconsegnano e ci dicono che possiamo farne quel che vogliamo. Le sue ceneri sono state sparse con una cerimonia nell’oceano, abbiamo pensato che fosse contento così.
Giochiamo con Valerio, che poverino ha un dentino davanti che si è rotto ed è caduto a causa di una caduta, ma lui sorride sempre, ti fa vedere la finestrella che ha con orgoglio. Ha i capelli ricciolini e questo pancino un po’ sporgente, tipico degli uomini beninesi.
Guido ha avuto tre infarti nella sua vita, e questo quarto l’ha stroncato. Ma lui diceva che era inutile privarsi del fumo e dell’alcol perché tanto di qualcosa bisognava pur morire. Se c’è qualche berlusconiano mi scuso, ma son sicura che mio papà ha pensato di andarsene il 29 settembre, giorno del compleanno di Berlusconi, credo si sia preso questa soddisfazione. Se n’è andato senza soffrire troppo, guardando la partita, ha perso i sensi e probabilmente non ha fatto in tempo ad accorgersi di quello che gli stava succedendo.
L’idea del libro nasce poco dopo. Abbiamo il contatto di una ragazza a Torino che ha tenuto tutti i suoi documenti e fogli importanti quando lui decide di spostarsi in Africa. Siamo io e Andrea con la macchinetta Aygo che andiamo e la riempiamo di sacchi e pile di libri, fogli, giornali, documenti e chi più ne ha. Ci siamo messi a ridere per strada…
Ecco io spero di non aver annoiato chi già sapeva e aver dato qualche risposta in più a chi non sapeva.
Ringrazio tutti per l’attenzione. Rimango disponibile per qualsiasi informazione e/o chiarimento e/o..
spero di riuscire a conoscervi presto.
Alessandra
Mi chiamo Alessandra Vigone, sono la figlia di Guido, ho 26 anni e mi sono trasferita a inizio anno a Milano.
Vorrei ringraziarvi tutti per il vostro tempo per aver letto la storia del mio papà, è stata una grande perdita che ancora si fa sentire. Ecco, diciamo che quello che ho scritto è un breve riassuntodi cosa è successo a Guido. Spero di riuscire a raccontarvele senza fare troppi pasticci.
Mio papà si sposta nel 2009 a Cotonou, prendendo un traghetto da Genova insieme al suo Land Rover defender 110, attraversa il nord africa e arriva a Cotonou, dove inizierà a lavorare per Les Soeurs Salesiennes de Don Bosco. Loro si occupano di recuperare i bambini e gli adolescenti che sono costretti dalle famiglie a lavorare già dalla tenera età. Lavorerà al ristorante d'applicazione Mamma Mia, dove si insegna a questi ragazzi un lavoro, servire in sala piuttosto che cucinare...i bambini più piccoli invece imparano a leggere e scrivere insieme ai loro educatori nel centro delle suore. Per qualche motivo dopo un pò che è lì il contratto non gli viene rinnovato e lavora al bar del Centre Culturel Francaise. Nel 2010 conosce Valerie, donna beninese, si frequentano e nell'agosto 20111 si sposano a Ouidah, una città poco distante da Cotonou. Nell'aprile 2012 nasce Valerio, nasce insieme all'idea di mio papà di aprire un attività per conto suo e dopo essersi informato con le autorità locali, lui e Valerie aprono il Maki chez Valerie
https://www.facebook.com/pages/Maki-Chez-Valerie
Un ristorante con un piccolo dehor esterno che trasmette alla televisione canali francesi, propone piatti locali e tipici francesi, caffè al mattino col giornale, birretta la sera..un pò come piaceva a lui insomma.
Il 29 settembre 2013 ricevo svariate chiamate da numeri sconosciuti col prefisso di Cotonou e siccome stavo lavorando, richiamo poco dopo. La notizia è brutta, purtroppo mi chiedono se sono la figlia e mi confermano che a causa di un attacco cardiaco mio papà è deceduto alle 5 della mattina e un medico legale dell'ambasciata francese ha attestato la morte. Avviso mio fratello Andrea che fa il cuoco a Londra, nel frattempo avevano contattato anche lui e decide di tornare in Italia il giorno dopo, si mette a posto coi vaccini, nel frattempo io vado a Torino a fare i visti e dopo aver ricevuto nel pomeriggio i documenti da Cotonou partiamo l'indomani per andare nel Benin.
Siamo arrivati la mattina presto e alcuni amici di nostro papà ci hanno tenuto a casa loro per tutti i giorni che siamo stati li, non si riesce a dormire un po’ per la situazione, poi fa caldo, il viaggio..e quindi beviamo un caffè, chiacchieriamo di noi e di loro, ci raccontano di nostro papà. Più tardi conosciamo Valerie e Valerio, ci portano a vedere i luoghi dove Guido lavorava e viveva. Ci portano a casa sua, ci dicono di prendere tutti i suoi documenti, le sue cose perché la moglie è troppo distrutta per pensarci. Ci portano alla camera mortuaria, lo vediamo e purtroppo non possiamo fare più niente, è lì steso su un tavolo di acciaio, freddo..
Lo cremiamo come voleva lui, aveva chiesto che le sue ceneri fossero sparse sullo stadio della Juventus a Torino, purtroppo non si può, così decidiamo di lasciarlo nel Benin e di non riportarlo in Italia. La legge non prevede di tumularle in un cimitero (ci puoi stare solo se sei lungo e disteso in una bara), quindi ce le riconsegnano e ci dicono che possiamo farne quel che vogliamo. Le sue ceneri sono state sparse con una cerimonia nell’oceano, abbiamo pensato che fosse contento così.
Giochiamo con Valerio, che poverino ha un dentino davanti che si è rotto ed è caduto a causa di una caduta, ma lui sorride sempre, ti fa vedere la finestrella che ha con orgoglio. Ha i capelli ricciolini e questo pancino un po’ sporgente, tipico degli uomini beninesi.
Guido ha avuto tre infarti nella sua vita, e questo quarto l’ha stroncato. Ma lui diceva che era inutile privarsi del fumo e dell’alcol perché tanto di qualcosa bisognava pur morire. Se c’è qualche berlusconiano mi scuso, ma son sicura che mio papà ha pensato di andarsene il 29 settembre, giorno del compleanno di Berlusconi, credo si sia preso questa soddisfazione. Se n’è andato senza soffrire troppo, guardando la partita, ha perso i sensi e probabilmente non ha fatto in tempo ad accorgersi di quello che gli stava succedendo.
L’idea del libro nasce poco dopo. Abbiamo il contatto di una ragazza a Torino che ha tenuto tutti i suoi documenti e fogli importanti quando lui decide di spostarsi in Africa. Siamo io e Andrea con la macchinetta Aygo che andiamo e la riempiamo di sacchi e pile di libri, fogli, giornali, documenti e chi più ne ha. Ci siamo messi a ridere per strada…
Ecco io spero di non aver annoiato chi già sapeva e aver dato qualche risposta in più a chi non sapeva.
Ringrazio tutti per l’attenzione. Rimango disponibile per qualsiasi informazione e/o chiarimento e/o..
spero di riuscire a conoscervi presto.
Alessandra