Jam Joy
Inviato: 26/06/2015, 14:48
Mi fa piacere, come ho gia fatto con alcuni di voi condividere questo primo 'successo' di tanto eremitare.
Preso da almeno 30 anni da un idea di inseguire ciò che si presenta nel nome della verità, ciò che è auto-sostenibile, auto-gestito, auto-auto-auto-auto e poi land rover.
Ho iniziato circa un anno fa il mio sogno, trasferendomi nell'entroterra, in un lago di sangue detto libertà e due mesi dopo mi sono licenziato.
Da buon eremita non ho voglia di condividere tutti i cazzi miei, però posso aprire una finestra che guarda solo in una stanza addobbata per l'occasione, colma di vasetti da 330grammi.
Sono sempre stato in questi boschi, fin da bambino, di notte con le torcette accese a cercare ciò che, da perfetto miope, tanto non avrei mai visto. Ma ogni volta che ci torno, ora che ci vivo, la vista è uno di quei sensi che sfrutto meno. Il territorio dell'entroterra ligure tra i 600 e i 900 mt sul livello del mare è quasi peggio di me, inaccessibile, pieno di rovi e basta assentarsi un mese da un sentiero che sembra esser stati via una vita. Ci sono tornato e non sono piu andato via, via da qui sto male, lo notano tutti. Via da qui devo avere un senso e un da fare, commissioni, impegni di lavoro, un saluto a un amico. Qui mi basta essere me stesso.
Uscire col 110 mi aiuta, perchè il 110 si porta sempre appresso una parte del mio territorio. L'HT è diventato da subito un mezzo da lavoro, e questo progetto è in piedi anche grazie a quello che mi permette di fare.
Con la mia compagna, e il prezioso aiuto a distanza di sua figlia per l'idea del logo abbiamo partorito ''Jam Joy''.
Abbiamo deciso di raggiungere le parti di bosco meno accessibili, ripulire i pochi vecchi frutteti e raccogliere quello che il territorio aveva da offrirci.
La frutta è tutta rigorosamente selvatica e da piante poco produttive, ma dalla qualità ormai dimenticata e, perciò, dal gusto nuovo.
Il logo è stato creato con la tecnica del linoleum print, e poi vettorializzato insieme alle etichette scritte a mano e stampate a laser, sulla vecchia carta per la focaccia prestampata con le pennellate colorate che ne differenziano a colpo d'occhio le varietà.
Il confezionamento è dato dal tessuto non tessuto come base (lo usiamo per tenere al caldo le piante d'inverno) coperto di juta, presa dalle centinaia di sacchi per grano, riso e soia che derubavano nelle imboscate i briganti originari del mio piccolo borgo.
Le etichette sono incollate con il latte di soia (autoprodotto).
La cottura è, quando possibile, a legna.
Gli ingredienti, sono frutta, zucchero e limone.
I primi tre risultati di una piccolissima parte del proggetto sono questi.
Preso da almeno 30 anni da un idea di inseguire ciò che si presenta nel nome della verità, ciò che è auto-sostenibile, auto-gestito, auto-auto-auto-auto e poi land rover.
Ho iniziato circa un anno fa il mio sogno, trasferendomi nell'entroterra, in un lago di sangue detto libertà e due mesi dopo mi sono licenziato.
Da buon eremita non ho voglia di condividere tutti i cazzi miei, però posso aprire una finestra che guarda solo in una stanza addobbata per l'occasione, colma di vasetti da 330grammi.
Sono sempre stato in questi boschi, fin da bambino, di notte con le torcette accese a cercare ciò che, da perfetto miope, tanto non avrei mai visto. Ma ogni volta che ci torno, ora che ci vivo, la vista è uno di quei sensi che sfrutto meno. Il territorio dell'entroterra ligure tra i 600 e i 900 mt sul livello del mare è quasi peggio di me, inaccessibile, pieno di rovi e basta assentarsi un mese da un sentiero che sembra esser stati via una vita. Ci sono tornato e non sono piu andato via, via da qui sto male, lo notano tutti. Via da qui devo avere un senso e un da fare, commissioni, impegni di lavoro, un saluto a un amico. Qui mi basta essere me stesso.
Uscire col 110 mi aiuta, perchè il 110 si porta sempre appresso una parte del mio territorio. L'HT è diventato da subito un mezzo da lavoro, e questo progetto è in piedi anche grazie a quello che mi permette di fare.
Con la mia compagna, e il prezioso aiuto a distanza di sua figlia per l'idea del logo abbiamo partorito ''Jam Joy''.
Abbiamo deciso di raggiungere le parti di bosco meno accessibili, ripulire i pochi vecchi frutteti e raccogliere quello che il territorio aveva da offrirci.
La frutta è tutta rigorosamente selvatica e da piante poco produttive, ma dalla qualità ormai dimenticata e, perciò, dal gusto nuovo.
Il logo è stato creato con la tecnica del linoleum print, e poi vettorializzato insieme alle etichette scritte a mano e stampate a laser, sulla vecchia carta per la focaccia prestampata con le pennellate colorate che ne differenziano a colpo d'occhio le varietà.
Il confezionamento è dato dal tessuto non tessuto come base (lo usiamo per tenere al caldo le piante d'inverno) coperto di juta, presa dalle centinaia di sacchi per grano, riso e soia che derubavano nelle imboscate i briganti originari del mio piccolo borgo.
Le etichette sono incollate con il latte di soia (autoprodotto).
La cottura è, quando possibile, a legna.
Gli ingredienti, sono frutta, zucchero e limone.
I primi tre risultati di una piccolissima parte del proggetto sono questi.