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http://www.rivistastudio.com/standard/t ... ilm-droga/ Abbiamo scelto la vita?Il sequel di Trainspotting e perché l'età d'oro dei film sulla droga, da Blow a
Requiem for a Dream, sembra parte di un'altra epoca."Quando Trainspotting uscì nelle sale per la prima volta, nel 1996, Irvine Welsh, autore
del romanzo cui si era ispirato, stava già per pubblicare Ecstasy, il libro con cui indagava
la sostanza stupefacente in pastiglie colorate che era nel frattempo diventata la più
consumata nei rave dell’epoca. Il film di Danny Boyle, com’è ampiamente noto, fu un
successo clamoroso, e oltre a legare per sempre Ewan McGregor al grigio spento della
Edimburgo post-industriale, diventò presto il titolo britannico più rilevante della sua epoca.
Il prossimo 27 gennaio, a ventuno anni di distanza dalla prima volta, Boyle torna nelle sale
del Regno Unito con T2: Trainspotting, basato su Porno, il sequel del cult.
Mark Renton,
Spud, Sick Boy e Begbie sono quarantenni più e meno alle prese coi problemi borghesi della
vita adulta, e si ritrovano nella loro Scozia per chiudere conti aperti negli anni Novanta.[...]
Un elemento su cui tutti i commentatori appaiono perfettamente concordi è
l’autoreferenzialità (si può dire anche: autocelebrazione) della nuova pellicola di Boyle,
che sempre secondo il sito The Wrap è «dipendente dalla sua stessa nostalgia»; The
Hollywood Reporter parla del «continuo ricorso ai ricordi» del film che, ancorché voluto,
segna
un’opera che di per sé non ha troppo da dire.
[...] Visto dalla parte dello spettatore, l’arrivo nelle sale del sequel di Trainspotting sorprende
anche perché su un piano puramente istintivo il “film sulla droga” rimanda a côté ed estetiche
d’altri tempi.
Più o meno nello stesso periodo del capolavoro di Boyle – dal 1994 al 2002 –
sono usciti al cinema, in ordine cronologico: Pulp Fiction, Paura e delirio a Las Vegas, Requiem
for a Dream, American Psycho, Traffic, Blow e City of God. [...]
[...] Da una parte si potrebbe associare il tramonto del drug movie alla fine dell’epoca dei rave,
dato che il culmine della seconda coincide temporalmente coi paradigmi più celebri del primo.
Oppure, semplicemente,
il consumo di droga si è diffuso e, per certi versi, istituzionalizzato
a tal punto da non costituire più un segno distintivo culturale e cinematografico. Sarà, ancora,
che le trame deliranti che hanno accompagnato la filmografia di quei decenni non erano altro
che il risvolto dell’American Dream, un sogno nel frattempo svilito, confutato e medicato con
panacee che promettono di «Make America Great Again». La risposta più verosimile, però, forse
ce l’aveva già lo stesso Mark Renton nel lontano 1996:
col passare degli anni abbiamo scelto il
lavoro, una carriera, la famiglia, il maxitelevisore del cazzo e tutto il resto [...].
S.