Il verde e il rosso sotto le nuvole
Inviato: 09/09/2010, 7:23Il verde, come lo vedi tu il verde??
Come posso spiegarti il verde che è verde?
Sono solo una piccola donna, forse gli dei avrebbero le giuste parole mentre io posseggo solo le semplici parole ed il compito è grande.
Il verde..il verde ha tutte le sfumature del verde, ti potrei dire verde..verde evidenziatore perchè non so se i tuoi occhi occidentali conoscono altro, in Africa ti direbbero il verde degli occhi di un ghepardo che brillano nella notte, il verde di una bottiglia di vetro di sprite da noi più usata, ma anima mia come posso spiegarti il verde brillante, acceso, eccitato, verde carico di acqua, di speranza, un verde carico di tutte le sfumature di una vita migliore o peggiore o semplicemente diversa perché qui molta gente conosce l’occidente ma non ne aspira.
Loro sono burkinabè e il loro verde dei campi è acceso quanto la loro coscienza di identità nazionale di possedere un paese dove le possibilità sono concrete. Le hanno toccate, le hanno vissute con il loro presidente Capitano Thomas Sankara, assassinato perché troppo giusto, passato alla storia come il Che africano per aver rivoluzionato il paese in 5 anni e per aver fatto tremare l’occidente dimostrando che l’Africa poteva essere un continente indipendente.
Sono andata di luogo in luogo nominando il suo nome e ogni volta trovavo volti che si facevano cupi, lacrime affioravano dagli occhi neri seguite da lunghi silenzi.
Eppure loro non mollano, non si abbattono, amano il loro paese come il Capitano gli ha insegnato, quasi fosse un Dio a cui essere devoti.
“Je suis burkinabè”, appartengo al paese degli uomini integri e un sorriso appare sulle labbra mentre il sole appare negli sguardi.
Ecco anima mia, questo è il verde del Burkina, vivo!
“E il rosso, parlami del rosso!”
Il rosso per te è rosso sangue che affiora solo da una ferita di tanto in tanto quando la vita incontra la tua pelle, qui il rosso è parte della vita di tutti i giorni.
È un rosso caldo come il sole che batte sulle strade sterrate, la sua sfumatura è intensa come la fatica di donne e uomini che lo calpestano tutte le albe e tutti i tramonti con sguardi fieri e schiene dritte.
Schiene che non si piegano nemmeno sotto i lavori più pesanti, schiene che sono linee rette verso la dignità mentre raccolgono riso con il fango alle ginocchia, rosso profondo come i solchi che il sudore incide sulla fronte, giorno dopo giorno, stagione dopo stagione.
È un rosso che rimane impresso nella mente come l’argilla di cui è fatta questa terra rimane attaccata alla pelle quando secca e non se ne va come semplice sabbia che segue il vento, il rosso rimane lì a ricordare che domani sarà un giorno uguale ad oggi o forse diverso perché anziché raccoglier riso raccoglierai legna.
E poi le nuvole, sopra tutto le nuvole.
“Si le nuvole, parlami delle nuvole”
Le nuvole sono sempre presenti, sono schiuma spumeggiante che invade l’azzurro intenso del cielo, c’è qualcosa di misteriosamente sacro nel loro bianco tinto oro.
Esse sono le protettrici di un popolo che crede nel proprio futuro, nei propri figli…ecco anima mia come posso spiegarti le nuvole: esse sono come i bambini che si muovo a sciami festosi e gioiosi; si rincorrono, si abbracciano, cambiano direzione a seconda del suono delle loro risa.
Perché tutti sanno che i bambini in Africa lavorano, ma pochi sanno che gli africani pensano anche a loro e spesso piangono tutte le mattine mandandoli nei campi anziché sui banchi.
Ma in questa vita in cui chi ha troppo non ha niente spesso non ha neppure il tempo per fermarsi a capire il perché di ciò che ha di fronte.
Anima mia le nuvole servono anche a questo: a prendere il tuo tempo.
Esse sono soffici gomitoli di cotone saliti al cielo dai rami degli alberi, cuscini sui quali è possibile adagiare i propri occhi per osservare il rosso e il verde in tutta la loro completezza.
Perché anima mia nulla è mai come appare, non cedere alla presunzione di essere cresciuto abbastanza o perderai la magia del mondo.
La pioggia mi ha insegnato che può essere tanto insistente da rinchiudermi in una sudicia camera d’albergo per un giorno intero, ma che se avrò la pazienza di attendere mi mostrerà cascate più rigogliose.
L’oceano mi ha insegnato che da calmo può alleviare la mia pelle bagnandola, ma che se son disposta a soffrire il caldo mi rivelerà tutta la sua potenza in onde maestose e tonanti.
E il cielo mi ha insegnato che le stelle brillano anche di giorno, ma che è solo grazie al buio della notte che le posso ammirare in tutto il loro splendore.
La prima settimana di questo Agosto 2010 ho fatto un veloce salto in Burkina Faso, paese che amo particolarmente, prima di approdare dai miei bimbi a Ouidah..
Come posso spiegarti il verde che è verde?
Sono solo una piccola donna, forse gli dei avrebbero le giuste parole mentre io posseggo solo le semplici parole ed il compito è grande.
Il verde..il verde ha tutte le sfumature del verde, ti potrei dire verde..verde evidenziatore perchè non so se i tuoi occhi occidentali conoscono altro, in Africa ti direbbero il verde degli occhi di un ghepardo che brillano nella notte, il verde di una bottiglia di vetro di sprite da noi più usata, ma anima mia come posso spiegarti il verde brillante, acceso, eccitato, verde carico di acqua, di speranza, un verde carico di tutte le sfumature di una vita migliore o peggiore o semplicemente diversa perché qui molta gente conosce l’occidente ma non ne aspira.
Loro sono burkinabè e il loro verde dei campi è acceso quanto la loro coscienza di identità nazionale di possedere un paese dove le possibilità sono concrete. Le hanno toccate, le hanno vissute con il loro presidente Capitano Thomas Sankara, assassinato perché troppo giusto, passato alla storia come il Che africano per aver rivoluzionato il paese in 5 anni e per aver fatto tremare l’occidente dimostrando che l’Africa poteva essere un continente indipendente.
Sono andata di luogo in luogo nominando il suo nome e ogni volta trovavo volti che si facevano cupi, lacrime affioravano dagli occhi neri seguite da lunghi silenzi.
Eppure loro non mollano, non si abbattono, amano il loro paese come il Capitano gli ha insegnato, quasi fosse un Dio a cui essere devoti.
“Je suis burkinabè”, appartengo al paese degli uomini integri e un sorriso appare sulle labbra mentre il sole appare negli sguardi.
Ecco anima mia, questo è il verde del Burkina, vivo!
“E il rosso, parlami del rosso!”
Il rosso per te è rosso sangue che affiora solo da una ferita di tanto in tanto quando la vita incontra la tua pelle, qui il rosso è parte della vita di tutti i giorni.
È un rosso caldo come il sole che batte sulle strade sterrate, la sua sfumatura è intensa come la fatica di donne e uomini che lo calpestano tutte le albe e tutti i tramonti con sguardi fieri e schiene dritte.
Schiene che non si piegano nemmeno sotto i lavori più pesanti, schiene che sono linee rette verso la dignità mentre raccolgono riso con il fango alle ginocchia, rosso profondo come i solchi che il sudore incide sulla fronte, giorno dopo giorno, stagione dopo stagione.
È un rosso che rimane impresso nella mente come l’argilla di cui è fatta questa terra rimane attaccata alla pelle quando secca e non se ne va come semplice sabbia che segue il vento, il rosso rimane lì a ricordare che domani sarà un giorno uguale ad oggi o forse diverso perché anziché raccoglier riso raccoglierai legna.
E poi le nuvole, sopra tutto le nuvole.
“Si le nuvole, parlami delle nuvole”
Le nuvole sono sempre presenti, sono schiuma spumeggiante che invade l’azzurro intenso del cielo, c’è qualcosa di misteriosamente sacro nel loro bianco tinto oro.
Esse sono le protettrici di un popolo che crede nel proprio futuro, nei propri figli…ecco anima mia come posso spiegarti le nuvole: esse sono come i bambini che si muovo a sciami festosi e gioiosi; si rincorrono, si abbracciano, cambiano direzione a seconda del suono delle loro risa.
Perché tutti sanno che i bambini in Africa lavorano, ma pochi sanno che gli africani pensano anche a loro e spesso piangono tutte le mattine mandandoli nei campi anziché sui banchi.
Ma in questa vita in cui chi ha troppo non ha niente spesso non ha neppure il tempo per fermarsi a capire il perché di ciò che ha di fronte.
Anima mia le nuvole servono anche a questo: a prendere il tuo tempo.
Esse sono soffici gomitoli di cotone saliti al cielo dai rami degli alberi, cuscini sui quali è possibile adagiare i propri occhi per osservare il rosso e il verde in tutta la loro completezza.
Perché anima mia nulla è mai come appare, non cedere alla presunzione di essere cresciuto abbastanza o perderai la magia del mondo.
La pioggia mi ha insegnato che può essere tanto insistente da rinchiudermi in una sudicia camera d’albergo per un giorno intero, ma che se avrò la pazienza di attendere mi mostrerà cascate più rigogliose.
L’oceano mi ha insegnato che da calmo può alleviare la mia pelle bagnandola, ma che se son disposta a soffrire il caldo mi rivelerà tutta la sua potenza in onde maestose e tonanti.
E il cielo mi ha insegnato che le stelle brillano anche di giorno, ma che è solo grazie al buio della notte che le posso ammirare in tutto il loro splendore.
La prima settimana di questo Agosto 2010 ho fatto un veloce salto in Burkina Faso, paese che amo particolarmente, prima di approdare dai miei bimbi a Ouidah..
