Gen ha scritto:Ragazzi, il testo arabo è profondo. <<Si può vivere senza fratelli, ma non senza amici>>. Due i livelli di senso.
1° : i fratelli si hanno, gli amici si scelgono.
2 : i <<fratelli>> sono i consanguinei e dunque, per estensione, sono anche i connazionali che ci sono stati assegnati dal destino. Gli <<amici>> sono invece i consanguinei d'elezione: quelli che scegliamo individualmente e che, così facendo, eleviamo a un rango di prossimità superiore a quello della fratellanza.
<<Si può vivere senza fratelli, ma non senza amici>> significa, dunque, in ultima analisi, che la vera fratellanza è l'amicizia; che la razza, il concetto di "nazione genitrice" sono sub-valori.
Il proverbio celebra il valore della Scelta umana. Dice che ciò che ci rende + uomini è la facoltà di scegliere con chi unirci e di chi fidarci.
Il motto che ho scelto è antico, ma anche postmoderno. Basti pensare solamente ai monumenti retorici innalzati nel XIX-XX secolo circa il valore della Nazione come comunità di fratelli; agli abomini novecenteschi sulla scala qualitativa delle razze umane; alla cancrena del conflitto arabo-palestinese fondato sulla rivendicazione di spazi di sovranità esclusiva in nome di un aggregante etnico-religioso.
Il saggio arabo fa strage di tutto questo: è radicato nella sapienza antica e al tempo stesso scavalca la modernità. Nessuno, indossando una divisa, può fare torto al proprio amico (americano, arabo, ebreo, cristiano) in quanto l'amico gli è più fratello del fratello con lo stesso sangue, con lo stesso passaporto, con la stessa identità linguistica e confessionale.
Scusate se mi è venuta giù seria...ora torno ai miei pennelli e alla mia carta vetrata...
grande gen!