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Regione: Romagna
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 Inviato: 12/08/2014, 21:20
TAGLIARE LE ORECCHIE AD UN CUCCIOLO E' UNA BARBARIE, STERILIZZARLO E' AMORE? - Dott. MASSIMO MARCONI Fin da bambino ho avuto cani e sono sempre stato alla ricerca del vero cane, quello non manipolato per esigenze commerciali ed altro. Questo mi ha portato negli anni a rincorrere nelle varie razze dei cani da guardia e da difesa, i miei preferiti, il mio cane ideale ma, quando pensavo di averlo trovato, ero già stato anticipato dagli allevatori che spinti da interessi commerciali, del tutto legittimi e comprensibili, li avevano già manipolati snaturandoli soprattutto nel carattere preferendo l’aspetto estetico per rispondere agli standard di razza. Certo rimango affascinato dai cani selezionati nei secoli dai pastori ma, onestamente, mi rammarica vedere esemplari con le orecchie mozzate che sono ormai retaggio del passato. Le orecchie tagliate hanno dato al cane pastore un aspetto fiero e pugnace che fa, a mio avviso, parte integrante della razza. Oggi questo aspetto, insito nelle caratteristiche della razza, come il DNA, si è perso dopo la crociata degli animalisti che hanno ritenuto una vera barbarie mozzare le orecchie ad un cucciolo di cane pastore. Chissà, forse hanno ragione. Perché sottoporre un cucciolo a tale mutilazione solo per l’egoismo del proprietario che desidera un cane come è stato da secoli e secoli?
Io allora mi domando: perché sottoporre un cucciolo al taglio delle orecchie è una barbarie mentre non lo è sottoporre una cagna alla sterilizzazione? Con una piccola differenza: tagliare le orecchie è una cosa quasi banale, mentre sterilizzare una femmina è qualcosa di assai più atroce e doloroso. Esprimo queste mie considerazioni non sull’emotività, ma sulla base delle conoscenze scientifiche che derivano dalla professione che esercito, dato che sono un medico. E’ bene che molti animalisti e proprietari sappiano che l’intervento di sterilizzazione di una femmina è un intervento di chirurgia maggiore, rispetto al banale intervento praticato sulle orecchie. Per raggiungere gli organi genitali, utero ed ovaie, è necessario incidere la cute, come nel taglio delle orecchie, ma poi si prosegue tagliando i muscoli e poi si incide il peritoneo. La lunghezza dell’incisione, il grado di manipolazione del peritoneo, degli organi interni e la trazione effettuata sul legamento ovarico sono alla base del notevole dolore nel post-operatorio che fa soffrire all’inverosimile la nostra cagnetta. Non sono poi da trascurare due tipi di complicanze non proprio tanto infrequenti. Mi riferisco alle emorragie, che costringono ad un reintervento ed al sopraggiungere di infezione che costringono la cagnetta ad essere sottoposta ad una seria e prolungata terapia antibiotica. Facendo una scala dei valori se il dolore patito da un cucciolo per il taglio delle orecchie è pari a 1, quello di sterilizzare una cagna è almeno pari a 100. Il primo, però, è proibito e il seconda no. Anzi a volte è incentivato. Vogliamo poi considerare i rischi provocati da un’anestesia assai più profonda e prolungata, con uso di farmaci anestetici assai più importanti e pesanti da smaltire. Vogliamo ancora fare un cenno ad eventuali postumi cui può andare incontro la nostra cagnetta? Mi riferisco alla perdita, se castrata prima del primo calore, di alcune caratteristiche somatiche seppure secondarie, in alcuni casi ad un incompleto sviluppo dell’apparato genitale esterno con la persistenza di una vagina fanciullesca, per cui la cagna urina a spruzzo con conseguenti ustioni da urina nel piatto coscia. Se la cagna è sterilizzata in età adulta la carenza di estrogeni può accelerare i processi di senescenza degli organi urogenitali con assottigliamento dell’epitelio uretrale, un calo della pressione uretrale, una ridotta risposta allo stimolo adrenergico con soglia di svuotamento vescicale ridotta, con conseguente minzione dolorosa e/o frequenti cistiti. In una percentuale che varia dal 5 al 15% può subentrare un’incontinenza urinaria, con ripetute minzioni durante il sonno, che costringe la cagna ad assumere farmaci per il resto della sua vita per contrastare questa complicanza tardiva. Si aggiunga la possibile modifica del pelo, la tendenza all’aumento del peso corporeo, che costringe la cagna ad una alimentazione ridotta e con cibi light, ed una minore aggressività per i cani da lavoro. E non mi si dica che la castrazione in età prepubere evita alla cagna di ammalarsi di cancro alle mammelle. E’ come se per evitare l’insorgenza del tumore al seno nelle donne queste venissero sottoposte ad ovariectomia in età giovanile. Nella mia professione quando compare un tumore al seno in una donna, lo si cura e la stessa cosa dovrebbe accadere per le cagne. Ammettiamo che sia una barbarie tagliare le orecchie ad un cucciolo per dargli un aspetto che deriva da secoli di selezione del cane da pastore. Sono d’accordo. Non si può far questo per il puro egoismo del proprietario. Ma non è assai più grave sottoporre una cagna a tali sofferenze, immediate e future all’intervento chirurgico, per il puro e smodato egoismo di quel proprietario che non ha voglia di impegnarsi a controllare la propria cagna per un periodo di 12 giorni due volte l’anno per impedire un accoppiamento indesiderato? Quando si prende una cucciola lo si sa bene quanti e quali saranno gli inconvenienti in tal senso. Se non è egoismo questo! Perché allora tagliare le orecchie ad un cucciolo vuol dire fare deliberata violenza e sottoporre una cagna alla castrazione vuol dire amare il proprio cane? Sono sicuro di amare di più i miei cani di quelli che pontificano contro di me o quelli come me che vogliono un cane vero, non manipolato, non sfruttato commercialmente né sottoposto a tutte quelle idiozie che spesso servono al proprietario per scaricare le proprie frustrazioni su un cane di pezza che di pezza non è (cappottini, ciuccetti, tortine di compleanno, trasporto in borsa e passeggini dedicati all’ultima moda e quant’altro ).
A me sta bene tutto, rispetto le idee e le esigenze degli altri, ma chiedo che ugualmente vengano rispettate anche le mie. Evviva gli animalisti, ma non a senso unico.
Testo Autore: Dott. Massimo Marconi - Medico Chirurgo - Primario in Radiologia
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